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Mentre gli occidentali li chiamiamo vizi capitali (per citare San Gregorio Magno), i cristiani orientali li definiscono “pensieri malvagi” (includendo un ottavo "vizio" o "pensiero", che dir si voglia, la tristezza), che fanno tendere l'uomo al male facendolo deviare dal cammino della Luce. La superbia è il tema di questa seconda giornata di Novena in preparazione alla festa di Sant'Antonio Abate, patrono e protettore di Novoli. La superbia è la radice dell'albero del male ed è il “padre” di tutti i vizi capitali. Ci fa sentire “padri eterni” e consiste nell'illusione di essere come Dio, ci fa vedere il mondo dall'alto verso il basso. La Scrittura riferisce che “Dio resiste ai superbi” e “guarda l'umiltà della sua serva”, perché è “Il” peccato capitale contro Dio.

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Al via oggi la novena in onore del Santo Protettore di Novoli, Antonio Abate.
Quest'anno la predicazione è affidata al passionista Padre Antonio Parrino che orienterà le sue riflessioni sui sette vizi capitali.
Ogni giorno, su Portalecce, una breve riflessione a cura di Padre Antonio, ci guiderà alla conoscenza di quelli che si usano definire anche "peccati" capitali: la superbia, l'avarizia, la lussuria, l'ira, la gola, l'invidia e l'accidia.

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Inizia oggi la maratona di fede e devozione in compagnia di Sant'Antonio Abate, patrono di Novoli, in esclusiva su Portalecce e Telerama.

 

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Al via le celebrazioni preparatorie ai solenni festeggiamenti che culmineranno nei prossimi 16, 17 e 18 gennaio 2021 e che, ogni anno, a Novoli, fanno da “apripista” alle altre festività patronali che si snodano nell’ampia provincia di Lecce, nel corso dell’intero anno.

 

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La comunità della matrice di Novoli ha vissuto una preparazione per la festa di Sant’Andrea in un tono sobrio ed essenziale puntando sulla preghiera al santo titolare della chiesa parrocchiale.

 

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"Correva l'anno 1707 e Novoli era funestata da un orribile morbo, che l'avviliva e la decimava. I poveri abitanti si rivolsero al loro patrono Sant'Antonio affinché pregasse il Padre per il suo popolo. E Dio non fu sordo alle sue preghiere...”.

 

 

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