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“Artigliere Antonio Spedicato, Eroe di una guerra presto archiviata ma mai dimenticata” di don Giuseppe Spedicato è la storia di un giovane soldato Antonio Spedicato raccontata dal figlio attraverso le testimonianze dirette dei racconti, delle lettere, dei documenti e della memoria storica della moglie Maria Spagnolo.  

Domani 21 dicembre alle 18,30 presso la parrocchia “Maria SS. Assunta” in Monteroni di Lecce, Luigina Zecca Macchia dialogherà con l'autore, l'arciprete di Monteroni.

A seguire il concerto della Fanfara dell’Aeronautica militare di Bari diretta da Nicola Cotugno. In programma le note della Grande guerra e le melodie di Natale.

Antonio Spedicato, soldato del 34° Gruppo artiglieria, partecipa alla Campagna di Russia, la battaglia di Stalingrado, la tragedia degli oltre 229 mila soldati mandati al massacro durante la seconda guerra mondiale.

“Era la notte di Natale, una notte che nella vita non avrei mai più dimenticato... un soldato russo ci ordinò di arrenderci se non volevamo essere ammazzati all’istante... così alzai le braccia insieme agli altri e fummo catturati”.

Il tragico racconto dell’artigliere Antonio Spedicato, inquadra immediatamente, senza giri di parole, l’ampiezza del dramma di quella terribile notte di Natale del 1942.                                                      

In poche righe viene brutalmente dipinto il momento della cattura che avrebbe, poi, dato inizio alla tremenda esperienza della prigionia.                                                                                

Un’esperienza fatta di ricordi che, come afferma lo stesso soldato “mi hanno accompagnato e tormentato per tutta la vita”. Per tale motivo, le pagine di questo libro non vogliono essere un trattato di storia, ma sono il frutto della viva testimonianza di un reduce della seconda guerra mondiale, raccolta dal figlio e concessa agli occhi delle nuove generazioni.Si tratta di una raccolta di momenti di vita, di esperienze vissute nell’Armir, l’armata italiana sul fronte russo, di quella che è stata definita “la campagna militare più sanguinosa della storia mondiale”, della quale però, quasi paradossalmente e inspiegabilmente, si rischia di perdere la memoria.

La lettura dei ricordi di uno stralcio di esistenza ci mettono di fronte all’esperienza dura e sofferta di un uomo della nostra terra e ci offre un’attenta riflessione nell’intento di recuperare, per quanto possibile, l’orrore della quotidianità della guerra e della prigionia nel gulag di Novosbirsk.

I dati storici, contenuti nell’opera, sono raccapriccianti: degli uomini che ebbero la sciagura di vivere nei campi di detenzione russi, soltanto il 10% fece ritorno a casa. L’artigliere Antonio Spedicato racconta una storia agghiacciante, intrisa, tuttavia, di dignità, di calore, di onestà.

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