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Il venticinquesimo anniversario di Ordinazione Presbiterale di don Giuseppe Spedicato, celebrato ieri sera presso la sua Parrocchia “Maria SS. Assunta” di Monteroni di Lecce, si è svolto con tanta partecipazione di confratelli e di fedeli con sentimento di gratitudine per aver vissuto un importante momento di vita di un figlio di Monteroni.

Un figlio della Chiesa di Lecce: significativa e pregnante si infatti è rivelata  la presenza di mons. Michele Seccia, arcivescovo metropolita di Lecce, e di mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano.

Semeraro, nell’omelia, ha voluto evidenziare il percorso del Buon pastore come esempio da seguire ed imitare; ha sottolineato l’importanza del ministero sacerdotale ricordando la figura di Giovanni Battista Montini, “[…] questo mistico del ventesimo secolo, chiamato a servire ed amare la Chiesa dalla Cattedra di Pietro, appunto Paolo VI, che domenica prossima sarà canonizzata da Papa Francesco, si domandava  come apprendere l’arte di coltivare la vita interiore quando si è costretti ad un’intensa vita esteriore. Montini coniò una formula quella del «metodo della simultaneità», il metodo per coltivare la contemplazione insieme col fervore della vita attiva […]. 

Intenso è stato anche  il pensiero finale dell’omelia. Il vescovo Semeraro ha voluto leggere una parte del messaggio che Papa Francesco ha rivolto, il 25 agosto, ai Gesuiti d’Irlanda: “Questa è una cosa che mi preoccupa: le vocazioni. Che cosa succede se la gente non si entusiasma più per la nostra vita? Dobbiamo rivedere la nostra vita per ricevere figli. O siamo già sterili? Quando scopriamo la nostra sterilità, se ci mettiamo in preghiera con il desiderio di essere fecondi, il Signore darà la fecondità. Abbiate fiducia. Ciascuno di noi dovrebbe accarezzare un figlio, parlare con un nipote. E noi quasi non abbiamo più figli e nipoti! E con tanti santi che abbiamo avuto nella Compagnia lungo i secoli… Dobbiamo pensare e chiederci: che cosa succede? Con tanta gioventù che sta lì… Vi suggerisco la preghiera”. Parole non da commentare ma da meditare.

 

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