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Era appena rientrata la processione e le sedie allestite in Piazza della Libertà per la messa all’aperto non bastavano per tutti i fedeli accorsi alla celebrazione: i lizzanellesi rientrano da fuori regione o dalle marine per partecipare alla festa di San Lorenzo e così, il paese che in estate si svuota, è sempre pieno in questi giorni.

 

 

“Il sangue versato da San Lorenzo - dice don Francesco Morelli nel saluto all’arcivescovo, all’inizio della messa in piazza - ci è testimone di fede in Gesù Risorto, perché manifesta il suo amore per Dio, in nome del quale vale la pena donare la vita amando il prossimo; genitorialità perché col suo martirio ha contribuito a rigenerare, a ricreare, a proteggere a nutrire e ad amare i figli del Padre Celeste. Lasciamoci indicare dal nostro San Lorenzo - conclude il parroco - Colui che è rivelazione della relazione d’amore trinitaria: Cristo Gesù, il figlio di Dio!”

Fa sue queste parole anche l’arcivescovo, mons. Michele Seccia, invitato a celebrare la messa per la festa patronale: “San Lorenzo è un santo particolare - esordisce l’arcivescovo - non era un sacerdote. Eppure, è un santo che riscuote molta devozione tra il popolo di Dio e fu molto importante anche per la Chiesa di Roma, all’epoca pagana, per la quale tanto si adoperò per la conversione fino al martirio”.

“A San Lorenzo - continua Seccia - vennero affidati i beni della Chiesa ma non i beni ai quali siamo abituati a pensare noi ma i poveri, gli emarginati, gli ultimi. Stiamo ancora uscendo dal periodo della pandemia, quando avevamo diffidenza gli uni verso gli altri, per questo quello che dobbiamo chiedere oggi a San Lorenzo è di ritornare a non avere paura del prossimo ma ad essere i primi a tendere la mano. Chiediamo la grazia di accogliere chi è diverso da noi - conclude il presule - da chi ha bisogno di speranza, la speranza cristiana ovvero la certezza che Dio non ci abbandona. Se avremo dentro questa certezza la solidarietà si manifesterà sempre”.

A conclusione della celebrazione anche la cerimonia della consegna della chiave della città da parte del sindaco Costantino Giovannico.

La mattina del 10 agosto la comunità di Lizzanello tradizionalmente vive uno dei momenti più importanti della celebrazione di San Lorenzo Martire.

Nonostante la calura estiva infatti, la comunità si è ritrovata al mattino per il rituale cambio delle bandiere, simboli dei punti cardinali verso i quali si estende la protezione di San Lorenzo appunto. Il rito, che si svolge nell’antica piazza che prende il nome dal protettore appunto, avvien da che i lizzanellesi ne hanno memoria, si immagina perciò dalla data di costruzione della colonna stessa risalente all’ormai lontano 1869 quando la città, scampata ad una grave epidemia di colera avvenuta nel 1867, decise di erigere affidando il lavoro ai maestri Michele, Antonio e Raffaele Rizzo di Casarano. Il monumento, tutto prettamente in pietra leccese e di stile barocco, fu eretto nel punto in cui - leggenda vuole - il carro che trasportava l’attuale statua in cartapesta realizzata nel 1782 dal maestro Pietro Surgente e destinata alla comunità di Sogliano Cavour, si fermò al centro della piazza e da lì non si mosse: gli abitanti della vecchia Lizzanello attribuirono l’accaduto alla volontà del santo di non voler spostarsi dalla loro comunità.

Così anche quest’anno una piazza gremita ha assistito al rito, curato da Vito Pascali responsabile dell’organizzazione dei riti civili delle feste di San Luigi Gonzaga e San Lorenzo Martire. L’emozione sul volto del Pascali traspare già prima di poter salire sul monumento, quest’anno circondato da impalcature poiché prossimo – si spera - al restauro. Il “corteo della reliquia” partito dalla chiesa parrocchiale dopo la celebrazione della messa da parte di don Corrado Serafino, vede la partecipazione ogni anno di quattro bambini che, scelti a caso, hanno il compito di custodire le bandiere e passarle a Vito nel momento giusto.

Le bandiere rigorosamente rosse - colore del martirio - e con una croce bianca al centro, donate da una famiglia del posto sono sorrette da quattro aste a forma di croce anche queste rigorosamente realizzate per devozione da un artigiano locale.

Al termine della giornata la messa è stata celebrata da don Attilio Mesagne invitato dal parroco don Francesco Morelli in occasione del suo cinquantesimo anniversario dall’ordinazione sacerdotale. Don Attilio è tornato nella comunità che dovette guidare da luglio 2004 a novembre 2004 quale amministratore parrocchiale dopo la salita al cielo dell’amato don Alfonso Cannoletta.

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