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È stata riaperta ufficialmente ieri sera a Lecce la splendida e maestosa Basilica del Rosario, la prima chiesa barocca che si rinviene entrando al centro storico da Porta Rudiae.

 

 

 

E la riapertura è coincisa con l’inizio del solenne triduo in preparazione alla festa della Madonna del Rosario e, come preparazione spirituale a questo appuntamento, così sentito dal popolo leccese, è opportuno ripescare, tra le pagine della storia, un evento di conversione straordinaria di un sacerdote che, verso la fine dell’Ottocento, avvenne a Lecce e fu conosciuto in tutta Italia, grazie alla diffusione della devozione alla Madonna di Pompei.

Correva l’anno 1860 e don Pasquale Bortone, sacerdote della città di Lecce, preso dalla novità dei tempi dell’unità d’Italia, e allettato da giovanili passioni, volle apostatare e iscriversi alla massoneria, dismettendo l’abito talare. Sebbene non avesse alcuna voglia di seguire la fede insegnatagli, aveva conservato, per lo meno, la recita dell’Ave Maria. Così scriveva dopo la conversione il sacerdote leccese: “Invano cercavo di distrarmi in passatempi e divertimenti: invano io cercavo la pace in quanto di lusinghiero e dilettevole potesse offrirmi il nuovo mio stato: i rimorsi erano sempre lì a straziarmi l’animo, e a cacciarmi il sonno dagli occhi… Io pregavo sempre la Madonna, quantunque senza fiducia”.

Nel 1888 il Bortone, dopo essere stato in varie città, rientrò a Lecce, ma così malandato in salute, che faceva pietà. Infatti, soffriva disturbi gravi del siste­ma nervoso, parziale paralisi in quasi tutta la persona, per cui aveva un tremore continuo agli arti inferiori e superiori con indebolimento considerevole di forze. Aveva altresì disturbi intellettivi, poiché credeva che tutti gli volessero del male, diffidava quasi sempre di ogni persona e di ogni cosa. Ridotto in questo stato Pasquale Bortone per ben due volte tentò di suicidarsi. A Lecce fu preso in cura dal dott. Luigi Sellitto che si era rassegnato a vederlo ridotto in tale stato, non potendo sperare in alcuna guarigione. La paralisi, invadendo le braccia e le mani, aveva ridotto il Bortone in modo tale da renderlo incapace persino di apporre la propria firma al certificato della pensione e di delegarvi il fratello, Giuseppe Bortone (Istrumento del 23 luglio 1889 redatto dal notaio Enrico Rizzo di Lecce). In mezzo a queste difficoltà, Pasquale ebbe la sorte di essere accolto nella famiglia di un suo nipote, avvocato del foro leccese, Nicola Bortone. Questi, era devoto della Madonna di Pompei, visitava spesso la Basilica del Rosario e si era rivolto al Santuario di Pompei per raccomandarsi alla preghiera della confraternita campana.

Giunse la solennità del Rosario dell’ottobre del 1889 e, nella basilica leccese, la famiglia Bortone decise di recitare la novena della Madonna per ottenere la grazia per Pasquale.

Il 29 novembre, la medesima famiglia iniziò la Novena all’Immacolata, chiedendo la medesima grazia e proponendo all’infermo di incominciare tutti insieme una Novena alla prodigiosa Vergine di Pompei, perché potesse ottenere almeno un lenimento a tante corporali sofferenze. Era la notte del primo dicembre, quando il Bortone vide in sogno, ma distintamente, la Beatissima Vergine di Pompei, che gli diceva: Confessati e riconciliati con Dio, che sei ancora in tempo di farlo. Lo stesso accadde il giorno seguente, ma questa volta la paralisi era sparita e l’infermo era guarito. Subito decise di raccontare il fatto al parroco di Santa Maria della Porta, don Giuseppe Caprioli, e poi chiese di conferire con il vescovo Zola, a cui rimise la sua ritrattazione e il suo desiderio di reintegro nella fede cattolica. Ecco la sua testuale dichiarazione:

«Io qui sottoscritto sacerdote Pasquale Bortone, preso dalla grazia di Dio, e per il patrocinio di Maria SS. di Pompei, mi ritratto di tutto ciò che ho potuto dire, o fare contro di Dio, della Chiesa e degli obblighi del mio stato. Prego Iddio e Maria Santissima aiutarmi sempre, onde con una buona vita possa riparare lo scandalo dato, e morire in seno della Chiesa Cattolica. Lecce, il 3 dicembre 1889. Bortone Pasquale, sacerdote»

La conversione fu completa; mons. Zola, poté così riabilitarlo al mini­stero sacerdotale. Quindi lo ammise alla celebrazione del divino sacrificio. Venne ordinata a ciò una giornata solenne, il capodanno del 1890. La chiesa scelta per la funzione fu chiaramente la Basilica del Rosario di Lecce, dove don Pasquale, dopo 30 anni, celebrò la messa e volle raccontare i prodigi di Maria del Rosario di Pompei, che lo aveva convertito e guarito, chiedendo a tutti perdono degli scandali dati. Quanti erano in chiesa non seppero trattenere le lacrime per la commozione; riconoscevano tutti in quell’uomo un portento della Misericordia di Maria. E il vescovo Zola, colpito dalla pubblica testimonianza, ne scrisse e tramandò il fatto, che è così giunto fino a noi.

Questo prodigioso evento ci spinge a celebrare devotamente la solennità della Madonna del Rosario per impetrare ancora i favori celesti dalla Vergine Maria, il cui patrocinio continuiamo a invocare particolarmente in questo mese di maggio.

 

manifesto rosario 21

 

Stasera il triduo prosegue con il rosario alle 17,30 e la messa celebrata da mons. Giancarlo Polito alle 18. Domani, vigilia della solennità di Maria SS.ma del Rosario di Pompei, sarà l’arcivescovo Michele Seccia a presiedere l’eucarestia. Sabato 8 maggio, messe al mattino alle 10 e alle 11. Alle 12 la solenne supplica composta dal Beato Bartolo Longo.

 

Photogallery di Arturo Caprioli

 

 

 

 

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