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Il 26 ottobre scorso, in punta di piedi ci ha lasciato Francesco Invitto, Kiko per tutti gli amici. Soprattutto negli anni '60 fu una delle colonne portanti dell’Azione cattolica diocesana di Lecce, apprezzato da tutti per il suo impegno, la sua solerzia, la sua allegria e ii suo entusiasmo, la sua preparazione.

Inoltre Kiko aveva sempre al momento giusto un proverbio o una barzelletta in dialetto leccese. Ciò rendeva sempre gradevolissimo lo stare insieme a lui.

Nato a Lecce il 30 luglio 1940 da Dante e Maria Solombrino. Persone di grande fede  e molto impegnate nel sociale. Sposato con Marirosa Piano ha avuto due figlie, Paola e Serena e quattro nipoti.

Impiegato delle Poste, per oltre dieci anni è stato presidente del Dopolavoro Postelegrafonico. È stato presidente regionale della Federazione italiana tennistavolo, designatore arbitrale provinciale, arbitro internazionale e medaglia d‘argento del Coni per quarant’anni di attività sportiva. Ha collaborato con la parrocchia di Santa Rosa con responsabilità nel centro ascolto dedicando il suo tempo libero ai poveri sino alla malattia che lo ha portato alla morte all’età di 79 anni.

Diventai molto amico di Kiko verso la metà degli anni '60, quando entrai nel Consiglio diocesano della gioventù italiana di Azione cattolica quale vice presidente di Nicola Paparella, che era succeduto a Franco Gustapane, e poi nel 1966 diventai io stesso presidente diocesano. Con tutti i presidenti, Kiko fu il delegato diocesano aspiranti ideale, davvero  ineguagliabile soprattutto per le sue doti umane, oltre che organizzative.

La foto a corredo dell'articolo si riferisce a un corso di formazione per delegati aspiranti parrocchiali che facevamo ogni anno o all’Oasi di Roca, o presso il seminario estivo. La Gioventù femminile faceva separatamente il suo corso per delegate aspiranti parrocchiali. Siamo nel 1966, ai primi di settembre. Siamo in un bar di Torre dell’Orso, dove dopo pranzo andavamo a prendere il caffè. A destra, in piedi, c’è Kiko, poi io e, davanti a me l’assistente diocesano della Giac, don Gaetano Quarta. Primo a sinistra è Lucio Capoccia, delegato nazionale aspiranti, salentino, relatore del corso e don Vito De Grisantis, vice assistente diocesano della Giac.

Il capolavoro con Kiko e don Vito lo facemmo l’anno successivo. Noi tre frequentavamo a Roma presso la Domus Pacis o la Domus Mariae, convegni sulla coeducazione e ci pareva un nonsenso che proprio in Ac ragazzi e ragazze dovessero stare separati. Proponemmo così, nel 1967, di fare il corso di formazione per delegati e delegate aspiranti insieme.

Allora la parola d’ordine era “prudenza”, così, di fronte alla nostra proposta “rivoluzionaria” ci furono inizialmente perplessità da parte dell’arcivescovo, mons. Francesco Minerva, dell’assistente diocesano mons. Ugo De Blasi, dell’assistente della Gioventù femminile:, don Gino Brindisino, del nostro stesso assistente, don Edoardo Caroppo, che nel frattempo era subentrato a don Gaetano, assurto alla docenza universitaria di Psicologia. Unico favorevole era il vice assistente della Gf, don Gigi Fanciano.

Illustrammo il progetto nel corso di un’adunanza del Consiglio diocesano, presieduto da Reno Sacquegna e da don Ugo. Io per creare un clima di serenità mi presentai con dei mazzi di fiori di cui feci omaggio alla presidente della Gf Concettina Martuscello, alla sua vice, Lina Galante, che poi diventò suora benedettina e a tutte le consigliere. Ci dettero fiducia. Il Corso si svolse presso la colonia di don Alfonso Cannoletta (poi Regina Pacis con mons. Ruppi). Contestualmente, all’Oasi, c’era il convegno dei parroci. Ad ogni intervallo dei loro lavori venivano a trovarci, in realtà per controllare che tutto andasse a dovere. Qualche volta su queste visite abbiamo sorriso col carissimo cardinale Salvatore De Giorgi, allora parroco di Santa Rosa. Don Vito era suo vice. Il nostro corso fu un grande successo. Esperienze di coeducazione si svolsero in diverse parti d’Italia e così, presto, opportunamente i due rami Giac e Gf si fusero nel Settore giovanile di Ac.

Ciao Kiko, buon viaggio, ti ricorderemo sempre con grande affetto e sono sicuro che il Signore ti sta già ricompensando per i tesori di bene che hai profuso su questa terra.

 

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