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Sofferenza e trionfo sono celebrati dall’arte e dalla spiritualità proposte dalla Basilica di Santa Croce.Non basta, pertanto, magnificare la bellezza della pietra e la straordinaria maestria dei grandi geni del barocco.

 

La basilica continua a rivelare nei secoli il notevole apporto culturale che la Chiesa ha offerto alla città, realizzando uno specifico contributo nel periodo tardo rinascimentale, con vivace slancio creativo e chiara affermazione di un’esaltante presentazione dei valori della Controriforma, definita da alcuni storici Riforma cattolica e propugnata a Lecce con decisione dal vescovo Pappacoda.

È riduttivo, infatti, considerare lo splendido edificio sacro solo dal punto di vista artistico, poiché, con la memoria della passione di Cristo, si annuncia nello stesso tempo la vittoria e l’esaltazione dell’Amore immolato, nel contesto della teologia della Croce, fortemente propugnata dai Religiosi presenti nell’annesso e meraviglioso convento, oggi sede della Provincia e della Prefettura.

E occorre, poi, tenere presente che i Celestini facevano riferimento a Papa Celestino I, il quale aveva fatto della croce un suo riferimento preminente pure nel compiere alcuni miracoli.

Così come bisogna ricordare che nel Cinquecento un leccese, Padre Giacomo Manoressa, era divenuto abate generale dei Celestini e quindi propugnatore della spiritualità promanante dalla Croce, molto sviluppata nel XVI secolo.

Si comprende, allora, come Francesco Antonio Zimbalo abbia esplicitamente proposto sui due portali della facciata inferiore del tempio un angelo che sostiene la Croce e la corona di spine, oltre alla Croce di Gerusalemme.

Il restauro della basilica può essere considerato, pertanto, prezioso contributo a raccogliere la città intorno alla sua splendida emergenza architettonica, fulgido segno della nostra stessa identità religiosa.

 

 

 

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