La rettoria di Sant’Anna in Lecce celebra stasera 10 ottobre, alle 19,30, la conclusione di un importante progetto di conservazione: la restituzione, dopo il restauro, dell'altare della Natività, attribuito a Giuseppe Zimbalo.

Questo "gioiello architettonico" è tornato al suo splendore originale grazie al finanziamento dell'azienda Links Group.
All'appuntamento interverranno il sindaco Adriana Poli Bortone, Paolo Perrone, presidente della Zecca dello Stato, stasera in rappresentanza del gruppo Links, Angelica Mancini per la Soprintendenza di Lecce, il restauratore Rocco De Dominicis, e Maria Agostinacchio, docente di storia dell'arte.
L'intervento, descritto nella Relazione consuntivo scientifico inviata alla Soprintendenza, ha avuto come obiettivo primario l'arresto dei fenomeni di degrado in atto sul manufatto.
L'intento del restauro era duplice: risanare tutte le sue componenti estetiche e restituire all’opera quell’unità formale che risultava compromessa a causa delle ripetute sovrapposizioni degli interventi manutentivi eseguiti nel corso degli anni.
Secondo la filosofia adottata, il restauro ha mirato al ristabilimento dell’unità dell’opera d’arte, operando con la cautela di non commettere un falso artistico o storico e di non cancellare ogni traccia del passaggio dell’opera nel tempo.
L'intervento ha interessato specificamente tutte le superfici dell’altare realizzate in pietra leccese con dorature, incluse le sculture, i bassorilievi, gli altorilievi, e tutti gli elementi scolpiti e modanati.
Il restauratore Rocco De Dominicis ha affrontato diverse complessità, documentate nella relazione scientifica:
La pulitura profonda e selettiva. La pulitura preliminare è stata eseguita manualmente per rimuovere depositi incoerenti e polvere, utilizzando pennelli morbidi e aspirapolvere, prestando attenzione a non alterare la patina sottostante. Sono stati condotti saggi di pulitura preliminari con reagenti chimici per definire il prodotto esatto e il livello di intervento.
La pulitura meccanica e chimica è risultata cruciale per rimuovere gli strati di tinteggiature sintetiche e di calce. Inoltre, è stata necessaria la rimozione accurata di precedenti stuccature e rifacimenti impropri, spesso inidonei sotto il profilo estetico o decoesi, inclusa l'eliminazione di corpi estranei come chiodi e perni metallici.
Il problema dell'umidità basamentale. Una criticità rilevante si è presentata nell’area basamentale dell’altare, sotto la mensa. Questa sezione, pur essendo priva di pitture policrome o dorature, era fortemente degradata a causa della risalita capillare di umidità e della cristallizzazione dei sali solubili, che avevano formato una patina scura generalizzata, spessa e coesa che soffocava le decorazioni a basso rilievo. Per l’estrazione dei sali, si è proceduto con la rimozione meccanica a bisturi per i sali più asportabili, e con impacchi di polpa di carta cellulosa (previa interposizione di carta giapponese) seguiti da pulitura con acqua distillata per quelli più tenaci.
Consolidamento e integrazione. Prima della pulitura definitiva, è stato necessario eseguire un preconsolidamento e una messa in sicurezza delle porzioni di superficie con doratura poco aderenti al supporto. In presenza di fenomeni di degrado classificabili come "scagliature" della pietra, si è proceduto al fissaggio del materiale lapideo mediante microiniezioni in profondità, utilizzando siringhe e malte idrauliche. Le lacune e le mancanze di piccole dimensioni sono state stuccate utilizzando una malta specifica composta da calce idraulica Lafarge, piuma di pietra leccese e polvere di marmo, cercando di eguagliare la tonalità cromatica delle superfici originarie adiacenti.
La rifinitura cromatica. Una volta completata la pulitura, l'opera presentava una "disarmonia cromatica" causata dalle forti perdite di superfici con dorature e pitture policrome, dovute all'eccessivo tasso di umidità. Si è concordato, anche in seguito a un sopralluogo con la dott.ssa Mancini della Soprintendenza, di limitare l’integrazione pittorica solo dove strettamente necessario, concludendo l'intervento con un consolidamento di superficie finale su tutta l’opera.


