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Alla presenza di un folto pubblico, composto soprattutto dai vari gruppi salentini del Cammino Neocatecumenale, Rino Petruzzelli, catechista itinerante del medesimo Cammino, ha presentato nella splendida cornice del chiostro dei Teatini a Lecce, l’incontro con la storica Angela Pellicciari (LEGGI).

 

 

 

 

All’evento ha presenziato l’arcivescovo Michele Seccia, che ha portato la propria testimonianza di giovane studente di filosofia contestato, nei brucianti anni ’70, per la sua fede.

Una relazione, quella della prof.ssa Pellicciari, che ha saputo coniugare il taglio scientifico con la divulgazione appassionata e a tratti divertente, capace di suscitare l’attenzione e l’apprezzamento del pubblico, evidenziato dalle numerose domande che hanno seguito l’intervento.

Membro del Cammino Neocatecumenale fin dagli anni ’70, Angela Pellicciari ha raccontato di aver conseguito il dottorato in storia all’Università Gregoriana di Roma. Di lì una grande scoperta frutto di uno studio “matto e disperato”, realizzato anche sui testi di un cronista d’eccezione di quei tempi: il Beato Pio IX. La scoperta è che la narrazione storica che studiamo a scuola (sul Risorgimento ma non solo) è un falso perché figlia dell’ideologia. La scoperta, quindi, riguarda l’esistenza di un vissuto storico diverso.

Ma andiamo per ordine: tutto comincia con la rivoluzione protestante di Martin Lutero: “Tutto quello che fa - dice la Pellicciari - lo fa in odio a Roma cattolica”. Parole dure in tempi di ottimismo ecumenico; eppure, vengono da una cattolica praticante e impegnata che su Lutero ha scritto e pubblicato tanto. Il fatto è che, a volte, la verità è nuda e dura. Parole d’ordine di Lutero furono libertà e uguaglianza, portate però talmente all’eccesso in campo spirituale da dichiarare abolito l’ordine sacerdotale, per cui ognuno era “libero” di aprire la Bibbia e proclamarne la sua particolare e individuale interpretazione, al di fuori di una comunità. Non a caso il luteranesimo fin da subito si suddivise in un numero quasi incalcolabile di denominazioni protestanti… Non solo. Lutero in terra tedesca sopprime gerarchia e ordini religiosi, per cui tutti i beni della Chiesa (che servivano per il culto e per i poveri) finirono nelle mani di chi quei beni già possedeva in abbondanza: i principi tedeschi.

Libertà e uguaglianza - svuotate dell’originario significato teologico - nella pubblicistica protestante divennero parole talismano, e così giunsero nella Francia della Rivoluzione del 1789. Adesso spetta ai “filosofi” e ai “lumi” dichiarare ciò che è bene e ciò che è male, tanto che nasce un novello moralismo.

Il 1717, data in cui genericamente si colloca la nascita della libera muratoria, rappresenta il momento di svolta in cui i filosofi pensano a come costruire la società del futuro. Di fatto la Rivoluzione francese in nome di libertà, uguaglianza e fraternità cagionò fiumi di sangue (per le vie di Parigi persisteva il tanfo del sangue che scorreva dalla ghigliottina), e poi guerre e invasioni. L’Italia, per esempio. “In nome della libertà - continua la Pellicciari - ci hanno invaso e in modo matematico hanno censito tutte le opere d’arte della Penisola, portandosele a Parigi. Tanto per loro, per i rivoluzionari, noi cattolici eravamo né più che meno che degli idolatri”. Dopo i disastri delle guerre napoleoniche il termine “ragione” entra parzialmente in crisi, così che la lotta alla Chiesa cambia veste e si ammanta di liberalismo e di nazionalismo, ma sempre contro l’universalismo di Roma, che di fatto travalicava confini e dogane.

All’inizio i carbonari apparivano persone devote perché spesso partecipavano a processioni locali e ad esteriorità devozionali; in realtà mirarono a corrompere il popolo per mezzo del clero e il clero per mezzo di loro. Cambiarono strategia perché il popolo non voleva più saperne di rivoluzioni, per cui diventarono monarchici - pur essendo convinti repubblicani - e cercarono e trovarono una monarchia che si prestasse al gioco: i Savoia. Massimo d’Azeglio, in particolare, riuscì a mettere d’accordo massoneria e Re Carlo Alberto. Da allora la pubblicistica si scatena e i Savoia - con la concessione dello Statuto - diventano gli unici sovrani della penisola moralmente accettabili; gli altri re cattolici feccia da insultare ad ogni piè sospinto, meglio se a livello internazionale. Intanto, già prima dell’unità d’Italia, nel regno di Sardegna si scatena la soppressione degli ordini religiosi, che non salva nemmeno francescani e suore di clausura.

Con l’unità d’Italia il cliché si ripeterà in modo, se possibile, ancora più drammatico, con circa 57mila religiosi buttati per strada e moltissimi vescovi imprigionati o espulsi dalle loro diocesi, specie al Sud. Gli articoli 268, 269 e 270 del nuovo codice penale sembrano fatti apposta per tacitare ogni voce cattolica dissidente, mentre tutti i beni della Chiesa, compresi quelli usati per soccorrere poveri e ammalati, vengono requisiti. Iniziava, nel Mezzogiorno ma non solo, la grande emigrazione italiana transoceanica.

Insomma, un cataclisma - volutamente sconosciuto nei programmi scolastici - si abbatte sull’Italia e sulla Chiesa, mentre il Papa Pio IX (a più riprese calunniato da Garibaldi) tutto offre al Padre per la sopravvivenza del cattolicesimo. E il cattolicesimo sopravviverà, mentre una serie impressionante di lutti familiari - così come aveva profetizzato San Giovanni Bosco - colpirà Casa Savoia, alla fine miserevolmente abbandonata dagli Italiani e dalla storia.

 

Photogallery di Arturo Caprioli.

 

 

 

 

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