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Un tipografo con le mani nella carta e nell'inchiostro e la testa sempre un po' fra le nuvole e tra i ricordi. E da raccontarne ne aveva tanti Alberto Buttazzo, l'ultimo dei tipografi leccesi vecchio stampo improvvisamente scomparso mercoledì sera.

 

 

 

Di 84 primavere ben sessantasei le ha amorevolmente e instancabilmente dedicate al suo "tempio" di via dei Perroni, la storica Tipografia del Commercio, a due passi dalla chiesa di San Matteo. Era quella la sua casa del cuore, dove, seguendo le orme del nonno Umberto e del padre Antonio, capisaldi avanguardisti della stamperia salentina, ha dedicato tutta la vita ad un'impresa che ha fatto sempre rima più con passione che con profitto.

Se ne è andato un uomo pacato, semplice e dispensatore di un garbo d'altri tempi, che credeva in un'arte preziosa e capace di lavori artistici, mai in serie.

Lecce piange oggi un uomo profondamente legato alla moglie Maria Rosaria e alle figlie Anna Maria e Lucia (preziosa e generosa collaboratrice di Portalecce), agli amati nipoti e alla sua famiglia d'origine, "un vero gentiluomo, sempre puntuale, affezionato alla parrocchia, con il quale siamo stati 31 anni 'vicini di casa', ha detto ieri pomeriggio nell'omelia durante le esequie, don Giancarlo Polito, già parroco di San Matteo in Lecce, la chiesa a un passo dalla Tipografia del Commercio.

Alberto Buttazzo lascia un'eredità unica e inestimabile al numero 23 di via dei Perroni, dove tutto continuerà a parlare di lui, della sua cultura, del suo gusto archivistico e da collezionista.

Quelle sale tappezzate di manifesti e locandine giganti, arredate con antichi macchinari, cassettiere lignee, prototipi di ogni genere, proseguiranno a raccontare di spettacoli musicali, teatrali, lirici, di feste patronali, di eventi che hanno attraversato oltre un secolo di storia leccese.

Sarebbe bello se da domani la sua Lecce riuscisse a dare valore alla sua arte, ai suoi saperi e tesori, a quel suo luogo dell'anima. E, magari, trasformare finalmente in realtà quel sogno spesso reiterato, di una targa intitolata a suo padre Antonio in Piazzetta Arte della Stampa. Sarebbe romantico, proprio come lui.

 

 

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