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Nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe in Lecce anche quest'anno, come da tradizione, “si brucerà il diavolo”, nella prima domenica di Quaresima.

 

 

Questa usanza, molto sentita in alcune città del Nord, è poco conosciuta nel Salento ma è molto amata da Papa Francesco.

A Buenos Aires, il futuro pontefice era un giovane un parroco che viveva tra i bambini, e insieme a loro condivideva il catechismo, le lezioni di Sant’Ignazio ma anche tanti momenti di festa, di divertimento. Un parroco gioioso, che sapeva rendere felici i bambini. Nel libro di Padre Antonio Spadaro “Nei tuoi occhi c’è la mia parola” (Rizzoli), Papa Francesco si lascia andare ad una confessione inedita sul suo passato da sacerdote a Buenos Aires. 

“La messa dei bambini, rammenta Papa Francesco, «era la cosa più bella. Ricordo la prima domenica di Quaresima. C’erano più di trecento bambini. La prima domenica di Quaresima, bruciavamo il diavolo. Era un modo per fare con i bambini la medita-zione delle due bandiere di Sant’Ignazio. Da una parte c’era il diavolo e dall’altro un angelo. Prepara-vo un diavolo grande fatto di stoffa e dentro mettevo dei petardi. Quello di “bruciare il diavolo”, evidenzia Papa Francesco, non era un semplice gioco. «Era un modo per stimolare la capacità di condannare il male e di suscitare odio verso il peccato».

È un modo originale per comprendere la bellezza dell’essere battezzati, e per usare le parole del nostro arcivescovo, nel messaggio per la Quaresima, ricordare che “siamo chiamati dalla Trinità a diffondere nel mondo la luce della vita nuova in Cristo Gesù”. Bruciare il diavolo segnerà l’inizio, per tutta la comunità parrocchiale della periferia leccese, di un impegno  a non limitare la grazia che anima ognuno e che a volte è soffocata dalle tentazioni.

 

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