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“Nella vita saremo felici solo se sapremo dividere il nostro pane quotidiano con i meno fortunati e far tornare il sorriso su volti spenti a causa dell’egoismo altrui”.

 

 

Così scriveva nel 1992 a un medico dell’ospedale “Vito Fazzi” che era stato nel suo lebbrosario di Isoanala, in Madagascar e nella sua generosa attività s’ispirava a questo principio Suor Carmelina Maglio, che nelle scorse settimane ha concluso il suo servizio missionario terreno.

“Storia di un’avventuriera di Dio” intitolava il suo articolo nell’ottobre 2000 sul trimestrale Vita Cristiana, lo stesso sanitario, il dott. Antonio Carriero, raccogliendo dalla viva voce l’esperienza di uno straordinario aiuto ai lebbrosi.

“Fin da giovane, ho avuto un grande desiderio di seguire Gesù Cristo, amando e seguendo i fratelli più bisognosi, i malati.

Arrivai a Torino il 15 giugno del 1963 presso le Suore Nazarene che si dedicavano alla cura degli infermi a domicilio.

Dopo aver vestito l’abito religioso e la necessaria formazione professionale come infermiera, per ben cinque anni ho svolto attività domiciliare agli infermi e successivamente sono stata destinata ai sofferenti mentali”.

La mia gioia nel donarmi a tale assistenza fu messa a dura prova: erano infermi particolarmente difficili e non facevo altro che chiedere a Dio la forza e la fede per saperlo scorgere in quei fratelli sofferenti e bisognosi.

Nel Postconcilio, poi, il Santo Padre chiese alle Comunità religiose di rispondere alla chiamata della Chiesa a inviare alcuni loro membri per evangelizzare alcuni popoli lontani ed assisterli nei loro bisogni spirituali e materiali.

Così, nel 1967, la nostra Comunità inviò in Madagascar le prime quattro suore.

Poi, il 20 gennaio 1972 il mio desiderio divenne realtà, potendo anch’io giungere in Madagascar, con la gioia di potermi donare a Dio nei fratelli sofferenti e più poveri”.

E in un’altra lettera allo stesso medico, il 25 ottobre 2002 la religiosa sottolineava ai concittadini monteronesi il mirabile “rapporto tra voi ed popolo malgascio”, grata “perché molti di voi fanno giungere di tanto in tanto il prezioso contributo onde io possa fare del bene a questi fratelli sofferenti, lebbrosi, poveri e ammalati tutti”.

Lieta, perché “Finalmente, dopo tante peripezie, abbiamo avuto il riconoscimento del Ministero della sanità, per l’apertura ufficiale della sala operatoria e dell’ospedale attiguo e così sollevare sempre più la sofferenza dei tanti che necessitano di operazione chirurgica.

Le distanze sono grandi, non per i chilometri, ma a causa delle piste impraticabili, essendo il territorio a volte privo di strade”.

Incoraggiata pure dall’arcivescovo mons. Ruppi che le destinò la somma donata dall’arcidiocesi di Lecce nella Giornata mondiale dei lebbrosi e da tantissimi benefattori d’Italia, era piena di fiducia: “Certo, è un lavoro arduo per me e la comunità tutta, visto che partiamo con tanti zeri, ma ho fiducia nella Divina Provvidenza e nell’aiuto di tanti amici che mi conoscono, sicura che come sempre mi daranno una mano”.

Ora la sua preziosa opera nell’isola malgascia rimane in tutta la sua efficienza. E Suor Carmelina Maglio continua a costituire per noi un coinvolgente stimolo alla solidarietà e alla missionarietà.

 

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