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“Laudato sii mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore”: così loda una strofa del Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi. I temi del perdono e della pace sono stati il filo conduttore di tutta la preghiera presieduta dall’arcivescovo Michele Seccia, nelle due serate della festa del Perdono di Assisi presso il Monastero delle Clarisse di Lecce

 

 

Sotto il cielo stellato e allietato da “fratello” vento, si è elevato il canto: “Signore fa’ di me uno strumento della tua pace”. C’è, infatti, un “artigianato” della pace, che coinvolge ognuno in prima persona. Tutti possono essere strumenti di quella pace e di quel perdono che tanto amava il santo d’Assisi, a partire dalle relazioni in famiglia, nella società, con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli. Soprattutto, tutti possono esserlo a partire dal nostro cuore: un cuore rinnovato, in queste serate, dal sacramento della riconciliazione, grazie alla presenza di diversi sacerdoti disponibili a veicolare la misericordia di Dio per i fratelli e le sorelle.

L’arcivescovo Seccia, durante la messa di ieri sera (hanno concelebrato con lui l’arcivescovo Luigi Pezzuto e il parroco del Cuore Immacolato di Maria in Lecce, don Maurizio Ciccarese), ha sottolineato come la festa del Perdono sia “non l’indulgenza da lucrare, ma un appuntamento con Dio, che ci parla nel vangelo, che ci dice di non temere, come a Maria, e che si affida a noi per essere portato per le strade del mondo”.

La preghiera è stata accompagnata dalla Parola di Dio, dalla parola del Papa e da canti, che hanno aiutato a contemplare e a rendere grazie a Dio “datore di ogni bene”. Nella ridente cornice della natura che circonda il monastero, tutti i partecipanti hanno sperimentato il sentirsi creature predilette e perdonate, nell’abbraccio del Padre.

Allo sguardo materno di Maria, Regina della pace, è stata affidata la famiglia umana assetata di senso chiedendo la sua intercessione, perché ritornino l’armonia e la concordia di Dio nel mondo.  

 

 

 

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