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Mercoledì sera nella parrocchia di S. Antonio Abate in Carmiano si è svolta l’ordinazione sacerdotale di don Matteo Quarta. Ieri, invece, in concomitanza con la solennità di Ognissanti, il nuovo presbitero ha presieduto la sua prima messa insieme alla sua comunità.

Durante il rito di ordinazione presbiterale le mani del nuovo sacerdote vengono unte con il crisma; da quel momento in poi Dio prenderà dimora in ogni pezzo di pane spezzato su un altare, e lo farà attraverso quelle mani.

Ora anche le fragili mani di don Matteo hanno accolto l’immensità di Dio e a lui, giovane uomo ed ora giovane prete, ancora sembra impossibile. Come fa un uomo a contenere Dio nelle sue mani? A diffonderne la grazia, a predicarne la Parola? Un uomo lo può fare perché è Dio stesso che si è fatto piccolo, che si è fatto carne, che si è fatto tempo per entrarci dentro e renderci partecipi della sua eternità.

Don Matteo è diventato prete alla vigilia di una festa importante e questa coincidenza, ha ricordato il vescovo Michele, non può passare sotto silenzio: l’essere santi è la strada indicata da Dio agli uomini, è il motivo che ha permesso al popolo d’Israele di andare avanti per giungere alla terra promessa e sarà la santità la carta programmatica del ministero sacerdotale di don Matteo. La vita del prete, ha detto mons. Seccia, non è una condanna, non è all’insegna della solitudine: la vita del prete è la gioia di un dono, quello dello Spirto Santo che s’incarna davvero dentro un uomo, rivestendolo di grazia, ancor prima che di una casula nuova.

Ieri, durante l’omelia della prima messa del novello sacerdote, il parroco don Riccardo Calabrese ha voluto augurare al nuovo sacerdote di santificare sempre la sua vita dovunque sarà chiamato ad esercitare il suo ministero. La santità, ha ricordato il parroco di Carmiano, non è solo quella straordinaria che si vive negli onori degli altari ma viene dalla vita quotidiana: il cammino per don Matteo è appena iniziato. Da domani toglierà la casula della festa per indossare quella viola della consolazione, quella verde della speranza e dell’impegno feriale, quella rossa del martirio per dare coraggio ed essere testimone.

Don Matteo ha voluto poi ringraziare tutti coloro che in questi anni di formazione lo hanno accompagnato: gli educatori incontrati negli anni del seminario, gli amici e i compagni di strada, i vescovi che si sono succeduti e i parroci della sua comunità che gli hanno indicato, come padri, la sua strada. Ha rivolto un ringraziamento particolare alla sua famiglia che con l’esempio concreto nella fede lo ha guidato sino a questo giorno.

L’intera comunità di Carmiano si è stretta attorno a questo giovane, assaporando la bellezza dell’essere santi tutti insieme, radunati attorno ad un altare, dove, da oggi in poi, ci saranno nuove mani pronte a spezzare il pane.

 

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