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Alla vigilia del rito di Ammissione agli Ordini Sacri di Antonio De Nanni abbiamo voluto incontrarlo per raccogliere momenti di vita, esperienze ed emozioni che hanno segnato fino ad oggi il suo cammino vocazionale.

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Negli ultimi giorni la comunità parrocchiale di Arnesano si è preparata a vivere un momento significativo della storia vocazionale di un suo figlio: l’ammissione agli Ordini Sacri di Antonio De Nanni. La celebrazione presieduta da mons. Michele Seccia venerdì 14 settembre nella parrocchia Maria SS. Assunta di Arnesano. Ora, vogliamo conoscerlo meglio, avvicinandoci alla sua storia, alla sua esperienza di vita per comprendere - almeno un po’ - come Dio chiama i suoi figli a servirlo nella sua vigna.

Antonio, partiamo dall’inizio: presentati.

Sono un ragazzo di 21 anni della parrocchia Maria SS. Assunta in Arnesano e frequento il quarto anno del seminario maggiore di Molfetta. Ho iniziato la mia esperienza vocazionale nel seminario minore di Lecce a 16 anni. Ma prima ancora mi è stata offerta l’opportunità di vivere il cammino di discernimento che la comunità Samuel della nostra diocesi rivolgeva a ragazzi adolescenti non residenti in seminario, anche perché la mia famiglia era contraria a farmi intraprendere questo percorso. Infatti, chi si è preso cura della mia sfera spirituale sin da piccolo è stata la mia nonna paterna, nonna Concettina, e la mia cara catechista Cesarea Bisconti.

Quando pensi di aver ricevuto la chiamata di Dio?

Credo non ci sia stato un momento ben preciso nella mia vita nel quale io abbia sentito la mia chiamata. Come dicevo prima, sin da piccolo, sono stato abituato a frequentare la parrocchia con la nonna e poi, crescendo, mi sono inserito sempre di più nella vita della mia comunità. La partecipazione alle celebrazioni, il catechismo e la responsabilità affidatami del gruppo dei ministranti, insieme al sevizio all’altare, hanno fatto nascere in me il desiderio di interrogarmi.

In che modo Dio si è rivolto a te?

Fin da bambino, il Crocifisso mi ha sempre colpito e affascinato. Col passare del tempo ho iniziato ad avere un dialogo con Lui che bussava alla mia vita chiedendomi di non aver paura e di fidarmi.

Ci racconti un’esperienza che ha lasciato il segno nel tuo cammino di preparazione fino ad oggi?

Forse potrebbe sembrare strano, ma un momento che ha segnato in maniera forte il mio cammino è stato proprio quello della separazione dei miei genitori, momento in cui la famiglia si è sgretolata e distrutta. Un momento di grande prova e di croce che bisognava saper leggere con occhi cristiani e non come una punizione. Probabilmente, per i miei questo non è comprensibile perché sono non credenti, ma per me è stato l’inizio di una rinascita. Infatti, come ho accennato prima, i miei genitori non volevano che io entrassi in seminario, ma proprio si separavano, senza più chiedere il loro permesso, ho espresso al vescovo il mio desiderio di entrare in seminario. E così è stato. Da quel momento ha inizio il più bel cammino della mia vita, quello del discernimento, della sequela, del discepolato, di un rapporto più intenso con il Signore, cercando sempre più di comprendere e scoprire il grande progetto che Lui ha per me.

Dicci la verità... sei emozionato? Cosa senti nel tuo cuore in questo momento?

Se devo essere sincero, la tensione è arrivata abbastanza in ritardo anche perché i preparativi molte volte ci fanno perdere il centro e la meta verso cui stiamo andando. Il momento in cui è arrivata davvero la tensione e la consapevolezza che il tempo ormai era stretto, è stato quando ho dovuto scegliere i canti per la celebrazione. Mi sono emozionato nell’immaginarmi durante la messa della mia ammissione. Questi sono giorni di fibrillazione, in cui il cuore fa il pazzerello, sentendosi quasi inadeguato a qualcosa di così grande che sta per accadere. È certamente un cuore in festa perché dice sì in maniera ufficiale e pubblica alla chiamata del Signore anche se il cammino è ancora lungo: è solo il primo passo. E mi rende ancora più felice sapere che a far festa insieme a me saranno davvero in tanti, parenti, amici… che non vedo da tanto tempo, ma che ritornano ad affacciarsi nella mia vita proprio in quest’occasione. Tre esperienze forti hanno contribuito alla preparazione di questo evento: la festa patronale di Gesù Crocifisso, nel 170º anniversario dal miracolo; l’incontro con le vite di giovani ammalati del mio paese; la bella ed edificante esperienza vissuta nel monastero di Camaldoli  con i monaci.

 

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