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Il Via del Mare colorato di giallorosso, una partita utile solo per gli annali statistici e per la sfilata dei protagonisti salentini, autori di una cavalcata straordinaria che riconsegna al Salento intero un nuovo anno nella massima Serie. Tutto questo è Lecce-Bologna, che, per la cronaca, è finita 2-3.

 


È andato in vantaggio il Lecce con Banda, che ha realizzato uno splendido gol al 16' su assist di Strefezza, in un vero e proprio dominio giallorosso. I salentini hanno costruito tanto nel primo tempo: Oudin, Strefezza e Banda i migliori, con Hjulmand e Blin sugli scudi. Nella ripresa il pareggio di Arnautovic al 14' e la rimonta al 35' con il gol, peraltro inutile, di Zirkzee. In mezzo, ancora molto Lecce, che pareggia meritatamente con un gol straordinario di Oudin per poi essere superato al 96'a tempo abbondantemente scaduto. In tutto ciò, vi è un punto che merita di essere sottolineato: la ritrovata unità tra tifosi, squadra e Società. Un campionato logorante come questo poteva lasciare strascichi, soprattutto nella frangia più accesa del tifo, ma così non è avvenuto. La Nord, da par suo, ha voluto riparare al danno fatto, applaudendo tutti, senza escludere nessuno. Ora è il tempo della festa, ma è anche il tempo dei primi bilanci. Son saliti tutti sul carro del vincitore, ma per quanto tempo ci rimarranno? Noi continueremo a seguire le sorti del nostro Lecce, consci che quest'anno è stato compiuto un qualcosa di straordinario, frutto di lavoro, progettazione, idee e abilità, tutte ascrivibili al Presidente Sticchi Damiani, il quale ha saputo guidare il Lecce nei momenti difficili, mettendo sempre la faccia e tutelando tutti i suoi soci e dipendenti. Il grande merito di Saverio è stato poi quello di farsi affiancare da quel fuoriclasse vero, che è Pantaleo Corvino. Vogliamo solo accennare al suo magistrale operato, sottolineando l'operazione Umtiti, che ha portato a Lecce un campione del mondo, a costo zero, e dall'ingaggio risibile per la grandezza di questo calciatore (pagato quasi interamente dal Barcellona). Vogliamo solo citare le eccellenti operazioni di Baschirotto, Pongracic, Banda, Falcone, per non parlare poi dei frutti provenienti dalla crescita, già in serie B, di Hjulmand, Gendrey, Strefezza, Blin, Oudin, Gallo. Oggi, in questo clima di festa, vogliamo persino andare oltre e analizzare anche gli acquisti che hanno amareggiato la piazza: ci riferiamo in particolare alle prime punte (Ceesay, Colombo e Voelkering) e a Maleh, preso a gennaio dalla Fiorentina.
Premesso che proprio la prima punta è il pezzo pregiato più costoso di tutta la rosa, era obiettivamente difficile fare di più di ciò che ha fatto Pantaleo Corvino. Ceesay era il capocannoniere della serie A svizzera e si presentava come l'attaccante in grado di far gol, di essere veloce nel contropiede e di avere una buona fisicità. Che non fosse tecnicamente eccezionale lo si sapeva, ma il buon Pantaleo scommetteva su queste qualità del neo giallorosso. A parametro zero, si poteva far meglio?
Dietro Ceesay c'era Colombo, giovane promettente proveniente dalla primavera del Milan: anche lui è giunto gratis, con la formula del prestito, ed è nel giro della Nazionale under 21 italiana. Certamente una promessa, ma come dar torto a Corvino per averlo preso? Infine Voelkering, terzo attaccante, dalle spiccate qualità, ancora inespresse data la giovanissima età. Un acquisto in linea con il mercato delle idee di Corvino e con la possibile plusvalenza in caso di esplosione della giovanissima punta. Le tre prime punte sono costate (sommate tutte e 3) circa un milione di euro più i 3 ingaggi non certo da capogiro. Fare meglio con questa cifra per una punta di serie A non pare sia proprio semplice. Solo per fare un paragone, Chevanton costò al Lecce dei Semeraro circa 7 milioni di euro e nemmeno all'epoca mancarono le ingiustificate critiche al buon Pantaleo. Veniamo infine a Maleh. Oggi la cifra per questo centrocampista appare spropositata (6 milioni di euro in tutto, data la permanenza in serie A) eppure è bene ricordare che, su altri lidi, dopo qualche mese, sono stati criticati un certo Lobotka (definito al principio un ''brocco'', ma ora è il miglior centrocampista del Campionato italiano) o un tale Rabiot (ora ritenuto imprescindibile nel progetto Juve, eppure al principio da tutti bersagliato). Non tutti i calciatori esplodono appena arrivano. Ve ne sono alcuni che rimarranno eterne promesse incompiute, altri invece fioriranno in altre stagioni e vi sono alcuni che, dopo eccellenti annate, si perdono improvvisamente. Solo per restare nella famiglia del Lecce, basti pensare al giovane Burnete: nel suo primo anno e mezzo, nonostante le sue belle qualità, non riusciva a far gol nelle giovanili salentine, ma quest'anno è improvvisamente germogliato, segnando reti a grappoli e contribuendo al primo posto in classifica della Primavera. È proprio vero: il tempo è galantuomo e, a conti fatti, anche Corvino lo è. Criticare Pantaleo significa non comprendere il valore aggiunto che è quest'uomo per il Lecce. È lui l'artefice principale di questa salvezza e chi non se ne rende conto non può che essere in malafede. Poi si potrà sempre dire che a gennaio, il direttore avrebbe potuto investire nella punta (ma il mercato offriva qualcosa al riguardo a gennaio?), o inventarsi qualcosa nel cedere alcuni esuberi, ma ciò significava chiedere a Pantaleo di non sbagliare un colpo: c'è bisogno di ripeterlo che la perfezione non appartiene a questo mondo?
E, allora, grazie Pantaleo: questa salvezza è soprattutto opera tua e l'augurio è che tu ti possa ripetere il prossimo anno, perché far più di così pare impossibile, anche se, nell'aria, qualcosa si percepisce e, forse, riuscirai ancora a stupirci. I navigatori sono avvertiti: il timoniere è saldo al comando della nave e non ha alcuna intenzione di far sconti a nessuno. Con lui, nulla è precluso e il progetto ci porterà lontano, tutti uniti, perché il fuoriclasse di Vernole non è solo, e si vince sempre giocando di squadra.

 

 

 

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