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Nell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo è stata installata da qualche settimana anche l’ultima versione del robot chirurgico “da Vinci”, denominata “Xi”, la punta più avanzata della tecnologia mini-invasiva attualmente in circolazione.

 

 

A pochi giorni dal collaudo, la piattaforma robotica è stata già utilizzata per diversi interventi chirurgici mini-invasivi. Il “da Vinci Xi”, spiega una nota, è composto principalmente da 3 componenti: la console chirurgica, il carrello paziente e il carrello visione.
 Gli strumenti chirurgici del “da Vinci” – tra cui quelli per afferrare, recidere, demolire, aspirare, irrigare, suturare – sono denominanti EndoWrist, hanno un diametro di soli 8 mm e sono lunghi circa 60 cm. Grazie ad un componente meccanico che funge da polso, sono in grado di muoversi su 7 assi con una rotazione di quasi 360 gradi.
 “Installando anche la quarta generazione del robot chirurgico possiamo proseguire un percorso innovativo che è iniziato nel febbraio del 2010, quando eravamo l’unico istituto ospedaliero del Centro Sud ad aver sviluppato una piattaforma robotica utilizzata da diverse unità operative - ha spiegato Antonio Cisternino, direttore dell’Unità di urologia di Casa Sollievo della Sofferenza -. Investendo nella robotica chirurgica, in questi 11 anni, abbiamo incrementato le competenze di chirurghi, anestesisti, strumentisti e infermieri di sala operatoria fino a formare un gruppo in grado di diventare punto di riferimento nel territorio per le metodiche di chirurgia mini-invasiva, sempre più richieste dai pazienti”. In un futuro non proprio lontano, aggiunge, “quando la telemedicina avrà preso finalmente piede, con queste tecnologie e sistemi di connessione dati ad elevata capacità, potremmo persino eseguire interventi chirurgici col paziente a distanza di diversi chilometri”.
 Marco Taurchini, chirurgo toracico e direttore del Dipartimento di scienze chirurgiche dell’ospedale di San Pio, ricorda: “Con l’ausilio del robot il gesto chirurgico è più preciso: si elimina il tremolio fisiologico della mano, si riduce il sanguinamento e l’impatto estetico delle incisioni. Diminuiscono i rischi di infezione post-operatoria, con tempi di degenza e recupero decisamente inferiori. Resta fondamentale la conoscenza anatomica, l’esperienza, la competenza e la manualità del chirurgo che si avvale della macchina”. Ad oggi, ha concluso il chirurgo, il robot “da Vinci” viene utilizzato “dalle Unità di urologia, ginecologia, chirurgia addominale, chirurgia toracica e otorino-maxillofacciale”.

 

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