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“PER CRUCEM AD LUCEM”: I MARTIRI ALBANESI DEL XX SECOLO

Mercoledì scorso, presso la Casa di Madre Antonia - Villa San Giuseppe a Brindisi, in preparazione alla festa della Divina Misericordia e in concomitanza con la festa della Madre del Buon Consiglio, patrona di Albania, l'arcivescovo emerito di Scutari-Pult, mons. Angelo Massafra Ofm ha presieduto una messa in memoria di Mons. Vinçenc Prennushi e 38 Beati Compagni Martiri.

 

 

 

 

La celebrazione eucaristica ha costituito il cuore della manifestazione “Per crucem ad lucem”, in ricordo del percorso di resurrezione del popolo albanese. Concelebranti don Mimmo Roma, parroco della cattedrale di Brindisi, e Padre Antonio Leuci, provinciale dei Rogazionisti per il sud.

Sono stati ricordati e venerati i Martiri - purtroppo ancora poco conosciuti - perseguitati dal durissimo regime socialista di Tirana, dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1991, anno in cui il comunismo così detto “reale” collassò in tutta l’Europa dell’Est.

Per circa 30 anni, mons. Angelo Massafra, di origine arbereshe (gli albanesi cristiani che in fuga dai Turchi ottomani furono accolti nel Regno di Napoli nel XV secolo) è stato vescovo di Scutari-Pult, nel nord dell’Albania, la zona montuosa tradizionalmente più cattolica e per questo scenario delle più feroci persecuzioni in odio alla fede.

Durante l’evento - organizzato dall’associazione Integra Solidale in collaborazione con Alleanza Cattolica - è stata diffusa la preghiera del gesuita Padre Giuseppe Patti, composta nel 1993 proprio in ricordo dei Martiri albanesi del XX secolo, dal titolo “Sangue a Scutari”.

Ne riportiamo qualche stralcio nella traduzione italiana: “Veramente, Signore, sei stato qui, con noi, e ci hai chiesto di assumere nella nostra carne il peccato dei fratelli. Siamo stati battuti, ci hanno messo le uova bollenti sotto le ascelle e così ci hanno legato fino alla scottatura delle ossa; ci hanno lasciati nudi per mesi; e nudi, legati agli alberi del giardino del convento, nel nostro gelido inverno.

Per giorni e giorni hanno tenuto immobili le nostre figlie legate alle ringhiere, e la notte le hanno tenute impiccate per i polsi. Hanno scaricato tanti e tanti volts (energia elettrica) tra le nostre orecchie

e tanti di noi siamo morti così (…)

Hanno frantumato i nostri denti a calci e pugni; hanno pestato le nostre dita finché le nostre unghie annerite cadessero nel dolore. Hanno fatto brulicare i parassiti nella nostra carne: pulci, cimici e pidocchi: quanti! Poi ci hanno disinfestato gli ambienti coprendoci d’insetticidi per tre giorni...

Ci hanno appeso per i piedi come animali macellati.

Albania insanguinata!

Abbiamo marcito nei canali che abbiamo costruito da forzati, e tanti e tanti di noi siamo morti nel fango. Hanno scavato i nostri volti e i nostri corpi: non c’è più bellezza né vigore in noi. Come vermi, e non uomini, abbiamo brulicato tra i minerali, sotto terra...

Ci hanno costretto ad essere fedifraghi; ci hanno costretto a fare la spia ai fratelli; hanno carpito ai nostri bambini un qualunque segno di Fede per poterci imprigionare; sotto tortura ci hanno ingiunto di affermare il falso e di tradire i fratelli...

Ci hanno tolto pure le lacrime per i nostri fratelli che hanno assassinato, pena la prigione.

Ci hanno rubato la creatività, l’iniziativa, la cultura; gli stessi nostri preti sono rimasti vuoti, stranamente poveri...

I fortunati di noi hanno potuto gridare “Viva Cristo Re!” davanti al plotone d’esecuzione dietro il muro del cimitero cattolico, e ora là c’è il platano che testimonia, perché le nostre fosse non le hanno fatto profonde: i cani sono venuti a grattare sulle nostre salme, e quindici anni dopo, la calce viva ha bruciato, ha bruciato...

Albania insanguinata!

La nostra Fede, però, no, non l’hanno potuto toccare! Ed è rimasta come fiaccola nell’eclisse della ragione, dell’umanesimo, dei valori, dove tutto il resto è andato distrutto.

Se avessero potuto, avrebbero sradicato anche le nostre anime! Ma questo, no, non l’hanno potuto fare. Noi abbiamo affidato a te, Signore, cos’è avanzato delle nostre anime, a Te abbiamo affidato cos’è avanzato dei nostri corpi; e ognuno di noi ora aspetta da Te di rifiorire di carne gloriosa.

Signore, che non sia l’odio adesso a vanificare la nostra Fede!

Non permettere che ora siano le nostre anime a morire... Veramente, Signore, sei stato qui, con noi, e ci hai chiesto di assumere nella nostra carne il peccato dei fratelli”.

 

Forum Famiglie Puglia

 

Mi curo di te, la sanità nel Salento. Radio Portalecce