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Il genitore è per definizione colui che si occupa di crescere i figli provvedendo alla loro educazione. Essere genitore significa dare la vita e comporta una grande responsabilità; è un impegno che dura per sempre.

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Proprio perché il ruolo di genitore è così ben definito alcune notizie di cronaca suscitano forti ed intense emozioni nell’opinione pubblica.

È questo il caso dell’ultimo fatto di cronaca nera in ordine di tempo in cui un padre quarantasettenne, operaio in un’azienda meccanica, ha ucciso il figlio di 11 anni a Rivara, nel torinese, sparandogli con una pistola che deteneva illegalmente. Ha quindi rivolto l’arma contro sé stesso togliendosi la vita. Con un lungo post su Facebook indirizzato alla ex convivente, ha spiegato il motivo del gesto: “ho perso la battaglia contro la depressione. Partiamo per un lungo viaggio dove nessuno ci potrà dividere, lontano da tutto, lontano dalla sofferenza.”

Per capire perché un padre arrivi a compiere un gesto così estremo è indispensabile approfondire “tutti quei processi psicologici cosci o inconsci che vengono suscitati dalla perdita di una persona amata” (Bowlby, 1983).

Da dati statistici risulta che le modalità di uccisione di un figlio da parte di un genitore si differenziano da padre a madre. Il primo utilizza metodi più violenti e impulsivi; la seconda, invece, usa modalità pianificate e meno brutali.

La separazione rappresenta un cambiamento importante nella vita di una persona e coinvolge l’intero progetto di vita di entrambi i soggetti. Alcune volte però questo fallimento avviene solo per la volontà di uno dei due e in chi la subisce provoca un profondo dolore ed emozioni contrastati. Da un lato ci si sente ancora legati sentimentalmente all’ex partner e persiste la speranza di una riconciliazione, dall’altro, invece, si può provare odio, una forte collera e la sensazione di essere stati ingannati.

Attribuendo all’ex tutte le colpe della separazione, si potrebbe desiderare di punire l’altro, visto come la causa di ogni sofferenza. Questo tipo di logica che prevede la distruzione dell’altro porta ad un desiderio di vendetta e di annientamento sul piano economico, giuridico e psicologico. Alcuni genitori hanno delle reazioni più pericolose, con lo scopo di separare il figlio dall’altro e di unirlo a sé per sempre.

La causa non è mai una sola, talvolta può scaturire da una malattia mentale o da un disagio esistenziale, o più semplicemente dalla voglia di fare del male al partner attraverso i figli. Questa forma di violenza ha però quasi sempre alle basi una grave depressione per cui si sente il desiderio di farla finita e di portare con sé le persone che si amano.

Si tratta di un pensiero malato, secondo cui togliere la vita è un modo per sottrarre i figli ad un destino di sofferenze o anche per un forte desiderio di possesso.

Partendo dal presupposto che non tutto si può scongiurare, è anche vero che alcune volte ci vengono inviati dei segnali che possono insospettire e che non vanno ignorati perché non sfocino in azioni delittuose. Spesso si parla di raptus, ossia di un qualcosa che colpisce come un fulmine a ciel sereno. In realtà non lo è, la mente si è armata molto prima della mano.

La differenza che passa tra una persona “normale” ed un omicida è la capacità che abbiamo di controllare la nostra impulsività, anche in situazioni di collera o di disperazione. Purtroppo alla fine di tutto, le uniche vere vittime innocenti sono i figli che subiscono la più dolorosa delle punizioni: perdere la vita per mano di colui che gliel’ha donata.

È noto che nella separazione si vivano emozioni e sentimenti forti e contrastanti. Pertanto è importante chiedere aiuto quando si è in difficolta nel gestirli. Spesso è difficile affrontare tanto dolore da soli.

Proprio per questo esiste presso il Consultorio “La Famiglia” un servizio di mediazione familiare gratuita assolutamente dedicato a chi si separa o divorzia e psicologico, perché trovi sostegno e supporto nella riorganizzazione di tutta la propria vita, sconvolta da una delle esperienze più dolorose da superare.

*Sociologa criminologa del Consultorio “La Famiglia”

 

Forum Famiglie Puglia