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Sono 1041 le famiglie che a Lecce vivono in condizione di povertà e che nell’ultimo anno si sono rivolte a Caritas per chiedere aiuto.

I dati provengono dai centri d’ascolto presenti in città che offrono costantemente sostegno attraverso pacchi viveri, vestiario, pagamento di utenze e altri supporti, in base alle specificità dei casi.

Se guardiamo alle caratteristiche delle persone che si rivolgono a Caritas, vediamo che si tratta di nuclei familiari piccoli, formati al massimo da tre persone (76,3%), metà dei quali hanno figli e tra questi il 22,4% sono minori; nella maggior parte dei casi (51,3%) siamo in presenza di persone coniugate, e nel 20,6% sono presenti situazioni di fragilità familiare dovuta a separazione, divorzio o vedovanza.

Sono persone nel pieno dell’età lavorativa (il 70,1% ha un’età compresa tra i 25 e i 54 anni) che evidentemente non riescono ad entrare nel mercato del lavoro o ne sono uscite precocemente; la maglia nera della povertà è il livello d’istruzione che rimane tragicamente a livelli molto bassi dal momento che il 78,7% non arriva ad avere il diploma di scuola superiore; forse è superfluo sottolineare che siamo in presenza di persone disoccupate (66,6%), ma ancora più grave è registrare la presenza di chi un lavoro c’è l’ha (5,9%) o ha una pensione (6,3%), elementi non sufficienti a tutelare da una condizione di povertà estrema.

Le condizioni abitative, tutto sommato, sono stabili perché poco più della metà dei beneficiari Caritas vive in una casa in affitto da privati, il 31,8% in affitto da ente pubblico e il 10% ha una casa di proprietà.

L’elemento che desta preoccupazione dai dati della nostra Caritas è che siamo in presenza di un processo che ha determinato la ‘comparsa’ di soggetti poveri che fino a qualche decennio fa erano tutelati da possibili processi di impoverimento grazie alla presenza di lavoro, stabilità familiare, e al possesso di una casa. Sono nuove povertà che emergono dalla trasformazione di quelli che un tempo erano elementi di tutela dalla povertà che divengono fattori di impoverimento: forme di povertà che coesistono con la presenza di una famiglia, di un lavoro o anche di una casa di proprietà.

È chiaro il segnale che la povertà sta entrando drammaticamente nelle famiglie visto che in difficoltà non sono più soltanto le persone sole, prive di lavoro e sostegno parentale, ma anche coloro che vivono in nuclei non particolarmente numerosi.

La povertà a Lecce va dunque diffondendosi nella normalità della vita quotidiana e si avvertono i segnali di un ceto medio che si impoverisce sempre più: famiglia e casa, da sempre risorse, sono diventate un peso per quelle persone che non hanno una stabilità di vita garantita da un reddito adeguato e sicuro e che, nelle condizioni di vita in bilico, un evento improvviso come una malattia, un infortunio sul lavoro, o una vedovanza possono far precipitare chiunque in una situazione di impoverimento non sempre reversibile.

L’indagine nei giorni scorsi è stato oggetto di un forum (le cui risultanze sono pubblicate sul numero oggi in edicola a firma di Matteo Caione) presso la redazione leccese del Nuovo Quotidiano di Puglia cui hanno preso parte l’arcivescovo Michele Seccia, il sindaco Carlo Salvemini e il direttore del giornale, Claudio Scamardella.

 

Forum Famiglie Puglia