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Siamo nell’era della “generazione di cuffie” che utilizza gadget, dispositivi per aggiornare, commentare, pubblicare, scattare, twittare e chattare. E la Chiesa è pronta ad una nuova strategia?

 

 

 

L’ecosistema comunicativo è cambiato e la Chiesa ha di fronte a sé sia un’opportunità sia una sfida senza dimenticare però che, come ci siamo detti nella settimana della comunicazione, chi incontra nel pubblico connesso sono proprio le persone reali su cui far nascere una strategia. Donare speranza non solo da un pulpito ma anche attraverso dei blog o dei post ci deve ricordare che anche quel contenuto può raggiungere tutte le persone del mondo: in fondo basta un click per andare live e attivare il proprio discepolato.

La Chiesa antica anche attuava un modello di comunicazione adatto al suo tempo: oggi è l’era dei social ed è fondamentale l’approccio: il cuore della comunicazione chiaro, la comunità che vuoi far nascere, il contenuto e il canale da utilizzare, le ultime due danno efficacia a quello che vuoi comunicare. Ed è nell’affrontare questi ultimi due concetti che Natchi Lazarus ci inserisce la strategia da attuare in particolare nell’utilizzo dei social media. Tutto deve essere pensato e strutturato, in fondo anche Dio ha comunicato allo stesso modo con noi ricordandoci che tutto è un suo progetto!

Insomma, come Chiesa non ci possiamo far trovare spiazzati, ma abilitandoci ad un’apertura mentale senza dimenticare il discernimento, impariamo ad essere una “Chiesa connessa” per creare anche attraverso una strategia per la comunicazione una cultura di rilevanza, una cultura della disponibilità al cambiamento, una cultura dell’ascolto, una cultura della curiosità, una cultura a scovare i talenti. Se volete conoscere altro sui contenuti potete visitare il sito www.theconnectedchurch.org.

 

 

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