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Siamo nati dall’ascolto: esso prende avvio già verso il quarto mese e mezzo della fase fetale. La parola viene dopo. Non c’è un Io parlo se non è preceduto un Io ascolto. Ascolta e saprai anche parlare.

 

 

 

La dimensione dell’ascolto è una condizione essenziale per lo sviluppo di una buona relazionalità. I ritmi di vita stanno rendendo aleatori sia l’ascoltare se stessi, sia l’ascoltare l’altro e sia l’essere dall’altro ascoltati. Eppure, ognuno di noi porta dentro di sé lo struggente bisogno di vivere tutte e tre queste esperienze: se ne viene meno una rischiamo di diventare stranieri a noi stesso e all’altro. Naturalmente l’ascolto, perché sia fonte di benessere, deve essere un buon ascolto. Solo così sono possibili l’incontro, il dialogo e la comprensione interpersonale e sociale e passare ad una comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro come Papa Francesco ci chiedeva nel messaggio per la 48.ma Giornata mondiale per le comunicazioni sociali. Ma quanto è difficile ascoltare.

Un libro, quello di Vittorio Luigi Castellazzi, che presenta tutte le sue sfaccettature in quanto per parlare non ci vuole molto, ma ascoltare soprattutto oggi diventa ancora di più urgente e necessario. La nostra è una società in cui tutti parlano, tutti urlano ma pochi ascoltano. E quelli che sono disposti a farlo sembrano privilegiare l’ascolto virtuale, in cui trovano spazio i vari Social Network. Il buon ascolto è sempre attivo, non mera recettività ma è apertura all’altro con interesse e comprensione così da leggere il mondo interno e fornirgli il senso di autoconsapevolezza di sé stessi, delle proprie sensazioni, emozioni, meccanismi difensivi, ripercussioni interiori mentre si ascolta l’altro. In principio era l’ascolto, perché la parola di Dio crea solo in un ascolto dialogico capace di trasformare non solo le parole in realtà ma giungere alla creazione di spazi in cui, sempre e comunque, conta la disponibilità a riconoscere l’altro sul piano cognitivo ed emotivo. L’ascolto è attento anche al non-detto. È quel tipo di ascolto che ogni madre è impegnata a garantire al bambino indifeso che spalanca i suoi occhi sull’orizzonte della vita. Buon ascolto in questo anno così aspettato e così cercato nel silenzio della natura che ha ripreso i suoi spazi ed è disposta a liberarci per maturare l’ascolto di noi stessi, degli altri e del nostro essere ascoltati.

 

 

 

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