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Anni fa un amico mi regalò una piccola icona della Crocifissione. Mi disse: “Vedi questa immagine? Rappresenta Cristo Crocifisso con accanto Maria, sua madre, ritta! Non prona, non curva, non accasciata davanti al Figlio morente. Ma ritta!

 

 

 

 

«Così bisogna affrontare la sofferenza: senza essere schiacciati, piegati, sopraffatti dal dolore. Nascosta dietro questa scena vi è l’alba di Risurrezione».

Lo afferma - oltre a testimoniarlo - con determinazione e chiarezza anche Loredana Blasi nel suo recente libro, scritto a quattro mani con Padre Bernardo Gianni abate di San Miniato a Monte, dal titolo emblematico: “Più forte della morte è l’amore” (edito da Piemme): «Mi ha molto colpito l’affermazione di un caro amico sulla differenza tra dolore e sofferenza… il dolore statico e la sofferenza dinamica. (…) E poi c’è la sofferenza. Al disordine devastante del dolore subentra questa compagna ordinata in cerca di sopravvivenza e di senso, per chi crede ispirata dallo Spirito Santo» (pp. 81-82).

Nasce così, dalla sofferenza che non immobilizza, l’idea di un luogo per sostenere altri che -come Loredana e la sua famiglia- stavano attraversando il tempo del grande dolore per la perdita di un figlio. «È comunque importantissimo cercare un conforto con chi ha nel cuore lo stesso dolore per trarne forza, per non sentirsi soli e cominciare a riprendere in mano la propria vita. Questa è la missione della Stanza Accanto» (p. 67).

A San Minato al Monte non si sale solo per godere dello splendido panorama che domina la città di Firenze; non si ascende verso le Porte Sante esclusivamente per ammirare la maestosità della millenaria basilica che custodisce le reliquie del santo re armeno; non si giunge unicamente per visitare le tombe dei grandi di Firenze. A San Miniato si sale per scoprire e ri-scoprire il “tempio del tempo”, come scrive Padre Bernardo Gianni: «Il tempo del dolore è un percorso che si dispone un po’, ancora una volta, come la vita di noi monaci qui in monastero. Poiché ormai è chiaro, non è casuale che la Stanza Accanto sia nata in un monastero. (…) Il tempo del dolore è ritmato (…) Il percorso del dolore ha sempre un luogo celebrativo che è il tempo, sia nella basilica che in cimitero o altrove ha questa dimensione molto misurata e misurabile» (pp. 91-93).

Non è, dunque, facile vincere il dolore e dare nuovo senso alla sofferenza. Non lo è per chi ha perso una persona cara, ma soprattutto per chi ha perduto un figlio o una figlia e deve ri-appropriarsi di un nuovo tempo che non porti alla desolazione, all’isolamento, allo strazio. Il passaggio di chi ci ha lasciati deve trovare nuovo senso nel passaggio di chi è Risorto per primo: la Pasqua di Cristo!

«Quante volte ho pensato a Maria - scrive Loredana Blasi - ai piedi della croce, quante volte l’ho pregata chiedendole di aiutarmi a vivere questo strazio, Lei che lo aveva vissuto prima di me, Lei cui una spada aveva trapassato il cuore come anche io sentivo il mio trafitto! Madre mia e Madre nostra a cui ho chiesto consolazione e a cui ho affidato mio figlio pensandolo protetto dal suo manto, e che ho pregato di darmi il coraggio per continuare a vivere» (p. 10). Il dolore di Loredana diventa sofferenza con-divisa nella Stanza Accanto: luogo di incontro per tanti genitori che come lei avevano e hanno bisogno di essere confortati, consolati, anche solo ascoltati e aiutati a trasformare il dolore in sofferenza “dinamica”, in movimento… verso l’altro. Con-dividere riempie il cuore e dona un significato nuovo, differente, alla sofferenza. «Cosa significa quindi che l’amore è più forte della morte? Significa - come ricorda l’abate - in definitiva riconoscere il primato della vita quale esito di un amore che anche se non riesce a proteggerci dalla morte e dal male si rivela quale promessa, premessa, significato e compimento della vita stessa» (p. 129). Perché, riprendendo una lirica di Margherita Guidacci, “lieta e dolorosa che sia la nostra ultima sorte, ormai siamo per sempre segnati dal cielo”.

 

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Mi curo di te, la sanità nel Salento. Radio Portalecce