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"Pace in terra agli uomini di buona volontà”, pregavano. Ma nel Natale 1939 era da poco scoppiata la II guerra mondiale.  È interessante, pertanto, conoscere come fu vissuto quel difficile momento. Un contributo, sia pure molto limitato, è offerto dalle cronache e dagli articoli de “La voce dei piccoli Leviti”, sottotitolata “Organo del Seminario vescovile di Lecce”.

Si rileva subito che mancano rilevanti riferimenti al conflitto, che pur crea tanta apprensione. Eppure, la città, la diocesi, le famiglie certamente vivono situazioni di penoso, angosciante timore. In Seminario, sembra quasi di vivere un momento sereno, anzi proprio disteso. Forse voluto per tranquillizzare i seminaristi, ancora ragazzi: “Giorno 25 dicembre 1939: il Seminario ha preso parte alle sacre funzioni della Notte di Natale e del Mezzogiorno, nella Cattedrale, servendo ai Pontificali celebrati dal nostro amatissimo Vescovo”, (“La voce dei piccoli Leviti”, anno II, n. 1, Lecce 27 gennaio 1940, p. 4).

Il giornale, che presenta interessanti considerazioni pedagogiche, articoli di cultura religiosa e alcuni approfondimenti storici sulla Chiesa di Lecce, con uno stile letterario piuttosto ricercato segue in modo dettagliatissimo la quotidiana “Vita interna Seminario”, com’è intitolata una rubrica, a volte affettata.

“L’aureo periodico, che, redatto in materia è maestro di color che sanno, stabilisce i provvidi contatti tra il Seminario e la diocesi, tra i giovanissimi Samueli, e i cattolici delle singole parrocchie”, il 16 luglio 1940 rileva in un Messaggio il vescovo Alberto Costa.

Sul momento bellico si registra, in genere, uno studiato silenzio. C’è solo un possibile, comunque velato, riferimento a una conferenza di “Mons. Rinolfi, sull’Azione Cattolica tenuta nel salone del seminario il 20 ottobre 1939 ai sacerdoti della diocesi “sui doveri del clero nell’ora presente” (27 ottobre 1939, anno I, n. 1, p. 4).

Negli “Auguri per il Santo Natale” 1939, c’è un riferimento molto vago al conflitto: “I piccoli Leviti… pregheranno Gesù Bambino, perché rinato in tutti i cuori, riporti la buona volontà tra gli uomini, e, con essa, …la pace nelle coscienze, nelle famiglie, nella società e nel mondo intero” (23 dicembre 1939, anno I, n. 3, p. 2).

Con il proseguimento della guerra, però, l’eco delle angosce, con l’enfatico linguaggio del momento, è presente negli auguri natalizi: nel 1940, “gli alunni del nostro Seminario… in modo speciale inviano i loro più affettuosi auguri ai genitori e ai parenti, e soprattutto a quelli dei congiunti e amici che sul campo di battaglia combattono per la Patria, all’ombra del tricolore d’Italia. Quando la sera della Vigilia del Santo Natale riceveranno Gesù nei loro cuori, allora effonderanno i loro voti al Signore, perché conservi tutti sani e salvi, e perché Egli, che è il Principe della Pace e il Signore degli eserciti, doni alla Patria nostra, suo diletto almo paese, la vittoria e la pace” (21 dicembre 1940, anno II, n. 12, p. 1).

La comunità dei seminaristi continuava, comunque, le attività religiose e formative dei seminaristi. Con soddisfazione, partecipano al pontificale natalizio di mons. Alberto Costa “cantando la Messa del maestro Ferro” (27 gennaio 1940, anno II, n. 1, p. 4). Forse la ricercatezza musicale era anche un modo per esorcizzare preoccupazioni e paure…

 

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