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Scarseggiano le materie prime e i prezzi continuano a salire. E così le fabbriche si fermano: l’Europa dipende infatti dalla Cina per i rifornimenti.

 

 

 

Come si può ripartire? Le imprese del nostro territorio stanno soffrendo le conseguenze dell’aumento dei costi delle materie prime. I rincari hanno colpito tutto il territorio nazionale e il Salento non è immune da questo problema. Parliamo di rincari importanti, registrati soprattutto negli ultimi mesi. Solo per citarne alcuni, i prezzi del ferro sono lievitati del 100%, Sono cifre astronomiche. L’aumento dei costi riduce l’utile per l’imprenditore, che rischia di dover lavorare in perdita o magari di dover chiudere il cantiere già in corso.

“L’economia mondiale è improvvisamente a corto di tutto», titolava qualche giorno fa Bloomberg. Una frase che spiega bene quello che sta succedendo nel mondo, con l'aumento della domanda delle aziende che sta letteralmente sconvolgendo le catene di approvvigionamento globali. Un anno fa, mentre la pandemia devastava un paese dopo l’altro e le economie tremavano, i consumatori acquistavano in preda al panico, allertati – fortunatamente in maniera errata – da una eventuale carestia. Oggi, mentre i vaccini lasciano vedere spiragli di ripresa, sono le aziende che cercano di fare scorta.

I produttori di materassi, quelli di automobili, quelli che lavorano coi fogli di alluminio, stanno acquistando più materiale del necessario per sopravvivere alla velocità vertiginosa con cui la domanda di merci si sta crescendo. E questa frenesia - legata ad altri fattori contingenti, come il blocco del Canale di Suez, sta spingendo le catene di approvvigionamento sull’orlo del caos. Carenze di materie prime, logistica in affanno, picchi di prezzo. Il tutto nella crescente preoccupazione che un’economia globale sovraccarica possa alimentare l’inflazione.

Anche il colosso Cnh si ferma, per mancanza di materie prime. 300 operai rischiano di perdere il posto di lavoro. Lecce è il più grande centro di eccellenza di Cnh Industrial per le macchine movimento terra nella regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). Lo stabilimento dispone dei reparti produzione, acquisti, sviluppo prodotto e ingegneria.

Papa Francesco, a tal proposito, parlando di “cultura dello scarto” e di “logica usa e getta” ha incluso una serie di temi che affiorano più volte nelle pagine dell’enciclica “Laudato si’”. La lotta contro la pigrizia mentale di chi risolve i problemi di approvvigionamento produttivo con il sacco della natura è più volte condannata. Per un fatto di dignità (“riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità”). Per la difesa delle radici della nostra esistenza (“la terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia”). Per le tensioni legate al saccheggio di materie prime che si fanno sempre più scarse (“è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni”).

Le notizie preoccupanti di questi giorni, ci fanno comprendere che è urgente ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che limiti al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderando il consumo, massimizzando l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzando e e riciclando. Affrontare tale questione sarebbe un modo di contrastare la cultura dello scarto che finisce per danneggiare il pianeta intero, ma osserviamo che i progressi in questa direzione sono ancora molto scarsi.

 

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