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Un sondaggio che arriva dall’Inghilterra sostiene che il 28% dei ragazzi sogna di fare l’influencer, cioè di fare soldi pubblicando oggetti, luoghi, alberghi, ristoranti, scarpe o vestiti e convincendo altre persone a spendere per averli.

 

 

 

Nessuno, però, dice ai ragazzi che diventare influencer è un lavoro, persino faticoso. Alcuni pensano che sia un divertimento ben pagato e basta, o meglio un modo intelligente di fare soldi a palate.

L’università eCampus ha lanciato un percorso di studi triennale nella facoltà di Scienze della comunicazione che ha come obiettivo quello di formare i protagonisti di Instagram che guideranno gusti e mode del futuro. Il rettore spiega che più cresce il mercato del marketing più vengono affinati i sistemi di controllo che smascherano i bugiardi.

Zara, per esempio, nel 2020 ha usato per farsi pubblicità 42mila influencer, Shine 33mila; la Nike ha arruolato 42300 influencer, Spotify ne hai usati 46mila, Amazon 32836.

Solo su Instagram nonostante la pandemia, nel 2020 il mercato degli influencer è stato pari a più di 5 miliardi di dollari. Ma attenzione, perché non basta solo uno smartphone e qualche selfie: serve anche una formazione specifica. Il corso di laurea prevede infatti un piano di studi a tutti gli effetti: si va dall’informatica alla psicologia, dal diritto dell’informazione al linguaggio dei mezzi audiovisivi.

A rendere così interessante Instagram, ad esempio, ci sono due fattori: Il primo è che il contenuto è quasi sempre esclusivamente dato da immagini. Il secondo è che Instagram ha utenti giovanissimi. I temi più gettonati sono quelli della moda, della bellezza, dei viaggi, musica e fotografia. Al quinto posto nella classifica delle categorie più pagate, c’è la famiglia. Sempre più spesso le famiglie giovani amano raccontare la loro vita quotidiana sui social e questo può servire a far passare dei messaggi pubblicitari, per vari prodotti, dalla casa all’arredamento, al cibo

Un rapporto di Hype Perauditeur, però rivela qualcosa di inquietante: gli account non sono gestiti da persone reali, quasi il 55% degli account è gestito da computer.

Competere non è semplice, Bisogna individuare uno stile narrativo e seguirlo fino in fondo. Caratterizzando ogni scatto, ogni didascalia. Le persone devono guardare un post e capire al volo che sei tu. Ci vuole tempo, impegno e aggiornamento continuo. Bastano pochi mesi di attività per scontrarsi con la realtà: acquisire una posizione di riferimento in un network è difficilissimo, così come lo è portare avanti un progetto online.

Dietro i cuori e i like sui social si nascondono spesso ansie, insicurezze, paranoie.

Gli influencer sono spesso persone insicure, che trovano nel rapporto con gli altri attraverso i social, nel loro successo visibile da cuori e like, una certa fiducia, artificialmente costruita in se stessi. Il tutto è confermato dal fatto che: “se i post non ricevono adeguati riconoscimenti subentra l’ansia, o anche il costante paragone con quello che fanno gli altri per capire se qualcuno fa meglio. Per essere dei veri influencer bisogna sembrare genuini, la community non deve pensare che tu sia più interessato a te stesso che a loro, altrimenti ti abbandonerà: l’equilibrio è difficile e impone sforzi costanti”. Non è, dunque, un mondo così roseo, lineare e semplice come sembra dall’esterno. Alessandro Quarta, attore e doppiatore della maggior parte dei film Disney, mette in guardia i ragazzi: “La vita non è “fare qualcosa” per diventare potenti o famosi, bensì è godersi lo scambio tra persone fuori dallo schermo. Io credo che il rischio sia quello di non vivere liberamente. Noi siamo persone e non dobbiamo impegnarci per divenire dei “personaggi”, perché significherebbe non vivere. Puntare tutto sull’effimero è una delle cose che potrebbe davvero far perdere la testa”.

Bisogna essere consapevoli del fatto che ognuno di noi ha gli strumenti per poter fare qualsiasi cosa, se questa cosa è difficile, bisogna acquisire competenze per poterla fare. Quindi, non aver paura di non poterla fare, bensì acquisire competenze per farla. Quindi è necessario tracciare un punto fin dove si vuole arrivare: se io ho un obiettivo preciso diventa stimolo e motivazione”. Ci vuole costanza ed impegno per ogni attività che debba essere a lungo termine.

 

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