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L'emergenza covid-19, non ha fatto che peggiorare un quadro già preoccupante. Situazioni di marginalità, connesse ad un aumento, negli ultimi anni, della popolazione in condizioni di povertà assoluta e relativa.

 

 

 

Un dossier è stato presentato, dal Coordinamento nazionale di accoglienza (Cnca), e parla di un corto circuito causato dal considerevole aumento della povertà.

Deprivazioni economiche, mancanza di lavoro, difficoltà di accesso al credito, sono la spirale del debito, che impoverisce il tessuto sociale.

Questo dossier racconta la diffusione sempre più massiccia e capillare, negli ultimi due anni degli storici banchi dei pegni, collegati alle grandi reti bancarie e finanziarie.

Aumento dei negozi di compro oro o simili molto frequentati dalla popolazione più povera, senza dimenticare la piaga del prestito per usura, presente soprattutto nei territori più difficili, controllata dalle organizzazioni criminali.

Il dossier riporta con allarmante evidenza, che ci sono sempre più persone, che per sopravvivere, vendono, impegnano i beni di famiglia, e qualcuno finisce nelle mani degli usurai.

Purtroppo questo corrisponde anche all'aumento della concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi.

Nel 2018 il 20% più ricco tra i nostri connazionali, possedeva il 72% dell'intera ricchezza nazionale; in termini patrimoniali il 10% della popolazione italiana, possiede oltre 7 volte la ricchezza, della metà più povera della popolazione.

Ecco quindi la grande disuguaglianza!

Sono elencati nel dossier anche il numero dei pignoramenti, eseguiti dall'autorità giudiziaria nel solo 2019: 47694 pignoramenti in Lombardia; 23957 in Sicilia e più di 19mila in Puglia.

Dal 2012 al 2017, oltre un milione di cittadini italiani, sono risultati oggetto di requisizione di beni a loro intestati.

Purtroppo pesano moltissimo le contraddizioni del sistema bancario, che concede prestiti in modo del tutto insufficiente, rispetto ai bisogni dei singoli, delle famiglie o delle imprese; mentre tranquillamente concede prestiti per l'esportazione di armi e di sistemi militari.

Il banco dei pegni di proprietà di banche come Monte dei Paschi di Siena, Intesa San Paolo, UniCredit hanno un volume d'affari di circa 800 milioni di euro. il 95% dei beni dati in pegno viene riscattato mentre il 5% finisce all'asta.

Il banco dei pegni, in questo ultimo anno è stato utilizzato in modo particolare per il pagamento di rette per l'accesso, o il mantenimento allo studio universitario, per inizio di attività lavorative e soprattutto nei mesi caratterizzati della pandemia, una fila composta davanti alle filiali del credito, hanno atteso di impegnare ciò che avevano per avere il denaro sufficiente per fare la spesa.

 

Forum Famiglie Puglia