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Il ’68 non è esploso all’improvviso, ma è stato preparato da una lunga stagione che affonda le sue radici negli anni cinquanta e ha trovato come suo veicolo il fenomeno musicale chiamato “rock and roll”. Quest’ultimo non è solo uno stile musicale, ma uno stile di vita, alternativo e oppositivo a quello “tradizionale”, fatto proprio dalle giovani generazioni.

La musica rock scaturì negli anni Cinquanta negli Stati Uniti d’America dalla combinazione delle due tradizioni più "classiche" della musica popolare di quel paese, il blues di origine nera e il country di derivazione bianca. Da lì, ben presto si diffuse in tutto l’Occidente, Italia compresa.

Essa fu l’elemento nuovo, che scosse, con i suoi messaggi libertari, una società ancorata alle sue tradizioni sociali, iniziando un’opera di indebolimento e di allontanamento da esse, che porterà alla crisi del ‘68. Nella sua essenza rivoluzionaria, rappresentò una crisi delle tendenze. Ebbe una forte presa allegorica sulla sfera sessuale della gioventù, grazie al ritmo accentuato e al suono grezzo e viscerale.

La sua peculiarità fu quella di diventare la colonna sonora di una precisa trasformazione nella società, che vedeva l’apparire sulla scena sociale dei giovani quali protagonisti. Infatti, fino ad allora, i “giovani” come tali non esistevano nella cartografia sociale del Novecento. Certo, ogni generazione attraversava l’età della giovinezza, ma tutto questo accadeva senza possedere una propria identità sociale in alternativa a quella del mondo degli adulti.

A partire dagli anni 1950, invece, si registrò nelle società occidentali un accresciuto benessere complessivo, che portò a una maggiore disponibilità di denaro e di tempo libero per le giovani generazioni sia degli operai che degli studenti. Questo mix servì ai giovani per costruire una propria identità giovanile, basata sul rifiuto della società e delle regole ereditate dagli adulti: «Rifiutiamo la società costituita con la speranza di formarne una migliore», si legge in una lettera di un giovane di allora. Essi rigettavano l’etica fondata  sulla patria, la famiglia e il lavoro, e cercavano disperatamente qualcosa che desse un senso al loro vivere “oppositivo”, fatto di pratiche alternative fondate sull’individualismo libertario, la fuga nella natura e le soluzioni comunitarie in campo economico e sessuale.

Il rock 'n' roll riuscì a dare voce in modo originale a queste istanze dei giovani, divenendo così la musica di riferimento e il suo pubblico naturale. Esso rispondeva a un bisogno giovanile di identificazione con nuovi modelli di riferimento. Gli artisti rock, con le loro canzoni espressero i sentimenti e le aspirazioni dei giovani e con il loro stile di vita libertario e senza regole, di cui la loro musica era espressione, accesero l’immaginario giovanile.

Grazie alle riviste musicali che dal 1956 in poi riempirono il mercato, questi artisti furono trasformati in idoli per le giovani generazioni e in esempi da seguire e da imitare. Essi coprirono un vuoto, rappresentato dall’assenza sul palcoscenico mediatico di eroi positivi, cioè di gente che sfida la sorte non per gusto di sfidarla, ma perché sono in gioco valori più alti per cui vale la pena di rischiare la vita. Ebbene questi ultimi sono ignorati e le loro imprese bistrattate, sia dalla cultura rock sia da quella liberal-illuminista dominante, per cui a chi si affaccia alle soglie della vita restano solo gli idoli negativi con il loro carico di solitudine, infelicità e morte.

Per comprendere in modo adeguato la rivoluzione culturale scoppiata nel ’68, Alleanza Cattolica ha organizzato a Lecce per sabato 10 novembre 2018, con inizio ore 17.30, presso l’Hotel Hilton (nei pressi della basilica dei Salesiani), un grande incontro pubblico dal titolo: Cambiar vita. A 50 anni dal ’68. Eredità, delusione, desiderio.

 

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