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Chiude oggi il campo di accoglienza per i lavoratori migranti allestito presso la masseria Boncuri di Nardò. Un presidio di accoglienza che è andato strutturandosi, in tutte le sue articolazioni (sociale, sanitaria, di consulenza e di intermediazione al lavoro), nel corso della passata campagna di raccolta.

TARANTINI CISL

Tutto ciò grazie ad una azione sinergica dei soggetti impegnati al tavolo prefettizio istituito a seguito del protocollo sperimentale nazionale contro il caporalato del maggio 2016. La condivisione del regolamento per il funzionamento di tale foresteria, l’istituzione del servizio di trasporto dei braccianti agricoli ospiti del campo, la predisposizione di alcuni fornelli da campo in sostituzione dell’auspicata mensa, seppur tardivi, hanno dato pieno compimento agli impegni ed al cronoprogramma condivisi al tavolo, affiancando prevenzione e presidio sociale alla necessaria ed intensiva azione repressiva del caporalato condotta dalle forze dell’ordine e dai presidi ispettivi.

Un buon lavoro, una buona prassi mutuabile anche in altre realtà, ma non ancora sufficiente. La chiusura de campo e l’esaurirsi della fase di raccolta di alcune produzioni rischia infatti, come avvenuto in passato, di oscurare i nodi ancora oggi irrisolti  relativi  il  lavoro agricolo stagionale ed il caporalato e, più in generale, quelli relativi il sistema agricolo territoriale. Come già evidenziato al tavolo prefettizio, occorre dare immediato avvio al confronto su percorsi e processi utili alla costruzione della rete del lavoro agricolo di qualità ed al contrasto delle forme di intermediazione irregolare, dell’illegalità, della piaga del caporalato.

Il campo di Boncuri ha rappresentato un presidio di legalità e di contrasto alle varie forme di ricatto e di sfruttamento dei lavoratori migranti, ma tale risultato non è da considerarsi esaustivo dei problemi di una realtà produttiva che presenta ancora numerose ombre, così come emerso dagli accertamenti condotti dai presidi territoriali preposti. Un dato, questo, che sembrerebbe essere confermato anche dal numero dei migranti ospiti del campo, ben inferiore a quello delle annate precedenti e, di certo, non solo in ragione del ridursi di alcune produzioni o della loro delocalizzazione in agri viciniori. Occorre ripartire da quanto già condiviso e realizzato per un più articolato ed efficace confronto con le parti datoriali. Occorre condividere regole e meccanismi utili a sottrarre la intermediazione al lavoro a logiche distorsive, così come pure creare strumenti premiali per le tante imprese che operano nella legalità, favorendone l’adesione alla ancora inconsistente  rete del lavoro agricolo di qualità.

Ma questo è solo uno dei pezzi di un più complesso puzzle: quello del sistema agricolo territoriale e delle sue logiche produttive e di distribuzione. Un sistema di qualità e di eccellenze che ancora oggi  risente di limiti strutturali atavici: l’alta frammentazione degli agri, un sistema produttivo che stenta a costituirsi in rete e, anche per questo, soccombente alle logiche del mercato e della distribuzione. Occorre ripartire dalle positività per guardare oltre, per favorire una evoluzione di sistema e, con esso, della qualità del lavoro e di una sana intermediazione al lavoro. Dalla qualificazione dei nostri prodotti di eccellenza alla costruzione di consorzi e filiere produttive; dalla promozione di una agricoltura sociale  ad una strutturata campagna di marketing che possa aggredire i mercati nazionali ed internazionali. Dalla valorizzazione di uno strumento per certi versi ancora sconosciuto come la  bilateralità, intraprendendo  anche percorsi innovativi e sperimentali come quello messo in campo da Cassa Amica, sostenendo i canoni di locazione sopportati da  lavoratori stagionali ed aziende agricole, favorendo  una piena integrazione dei lavoratori migranti all’interno del circuito urbano. Alcuni strumenti quali  la costituenda cabina di regia presso l’Inps ed il tavolo dedicato istituito presso la Prefettura risultano preziosi per l’avvio di tale processo. Preziosi, ma non sufficienti. Occorre infatti operare un vero e proprio cambio di paradigma. Ora. Per cogliere le opportunità che il mercato offre, per il rilancio di un territorio e della sua gente.

*Segretario generale Cisl Lecce

**Segretario generale Fai Cisl Lecce