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Ieri sera a Trepuzzi presso l’oratorio della parrocchia Santa Famiglia si è tenuto un incontro nell'ambito della rassegna “Leggere per vivere”, dal nome “gennaio 1919-gennaio 2019, una riflessione a cento anni dall’ “Appello ai liberi e forti” di don Luigi Sturzo.

Con un’aula gremita inizia l’incontro i saluti istituzionali di Giacomo Fronzi (consigliere comunale di Trepuzzi, delegato alle politiche culturali), Giuseppe Taurino (sindaco di Trepuzzi), Simona Manca (consigliere provinciale) e Mauro Spedicati (presidente Azione cattolica diocesana di Lecce). A moderare è Giuseppe Capodieci (presidente azione cattolica della parrocchia Maria SS. Assunta), ha introdotto Pierferdinando Casini (presidente del gruppo italiano dell’unione interparlamentare) mons. Flavio De Pascalis (vicario generale dell’arcidiocesi).

Don Flavio ha aperto ricordando appunto il gesto di Papa Francesco nei giorni scorsi in visita negli Emirati Arabi, un patto di fratellanza con i fratelli mussulmani, per ragionare ed essere uomini di mondo in dialogo con tutti oltre i pensieri politici e partitici. Così ha concluso: “Penso che don Luigi Sturzo sia stata una profezia, la profezia della politica, ha fatto diventare la politica profezia, cioè prendere la forza che Dio ci dà per trasformare l’umanità, questa è la profezia.Don Luigi Sturzo ha pagato di persona ed è quello il marchio di una vera politica, di chi è pronto a pagare in prima persona. Ventidue anni di esilio non sono pochi, raccogliamo questa eredità spirituale e vediamo come riusciamo a spenderla nell’oggi, cercando di guardare a tutti quelli con cui si può stabilire un dialogo aldilà delle fedi, posizioni politiche, a tutto campo in nome della fraternità universale che dev’essere il valore guida”.

Il senatore Casini entusiasto dell’invito ricevuto, ha così esordito: “la democrazia è un valore che solo quando lo si perde si capisce che cos’è”.

La Chiesa di oggi non pensa a fare un partito politico ma bensì di risvegliare le coscienze dei giovani, continua il senatore, don Milani diceva “a che servon le mani pulite se si mettono in tasca?”. Sarebbe un guaio se un progetto sociale o politico poggiasse sulla nostalgia, sarebbe ridicolo e controproducente.

Il 18 gennaio del 1919 dall’albergo Santa Chiara di Roma, don Luigi Sturzo diffondeva l’appello ai liberi e forti con cui nasceva ufficialmente il partito popolare italiano, come partito di cattolici impegnati in politica. L’appello diceva: A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”.

Il partito popolare sarà un partito di centro, democratico e ancorato al valore della libertà. Il programma di tale partito non sarà mai estremo, ma temperato, alla base solidarietà e sussidiarietà. Sturzo inoltre mandava continui appelli al recupero dell’etica della vita pubblica, contrario all’idea dello stato-padrone diceva che lo statalismo è una perversione dell’idea stessa dello stato in quanto distruttore degli ordini istituzionali e di ogni morale amministrativa.

Oggi dobbiamo esser sempre più europei, ha ribadito Casini, e tutto ciò che non funziona in Europa è colpa di chi si ostina a vedere l’Europa come somma di nazioni. questi cento anni dall’appello di Sturzo non può essere una formalità ma deve rappresentare un nuovo appello a non disperdere la preziosa lezione struzziana, a questo appello sono tenuti a rispondere tutti coloro che vogliono impegnarsi nel progresso sociale e per un’idea solidarista della società italiana.

In aula, oltre alle autorità locali trepuzzine, vi era la presenza del senatore Dario Stefàno, del sindaco di Squinzano Gianni Marra e dell’ex generale dell’arma dei carabinieri Guido Bellini.

Scriveva don Sturzo: “La vita cristiana è vita sociale, altrimenti non c’è vita ma disgregazione spirituale e soprattutto disgregazione sociale”.

 

 

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